Viterbo che fu \ L’Unione nel 34, prima delle bombe: quando era anche cinema,

Viterbo che fu \ L’Unione nel 34, prima delle bombe: quando era anche cinema,

Homepage - Nell’ingresso in basso a destra si legge la scritta “Cinema”; il teatro infatti ebbe la licenza per la proiezione di spettacoli cinematografici… già nel 1906 Alessandro Antinori realizzò diverse rappresentazioni col “Cinematografo parlante”

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Mentre sistemavo un po’ “de struffàje là pe’ casa”, mi è capitata questa vecchia cartolina di Viterbo che mio nonno spedì ai suoi familiari nel 1934. La foto raffigura il Teatro con il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale. Il Teatro dell’Unione è opera dell’architetto Virginio Vespignani, la prima pietra venne posata il 28 novembre 1846 e fu inaugurato il 4 agosto 1855 con la “Maria di Rohan” di Mozart ed il Viscardello (il Rigoletto di Verdi). All’interno, oltre un’ampia platea, ci sono quattro ordini concentrici con 25 palchi ciascuno…e sopra la classica “piccionàra”. I bombardamenti del 1943-44 centrarono in pieno il palcoscenico, la platea e parte della facciata. Nel 1949 fu quasi del tutto ricostruito e venne riaperto nel 1952.

Nell’ingresso in basso a destra si legge la scritta “Cinema”; il teatro infatti ebbe la licenza per la proiezione di spettacoli cinematografici… già nel 1906 Alessandro Antinori realizzò diverse rappresentazioni col “Cinematografo parlante”. A sinistra della foto si vede il Palazzo Provinciale delle Corporazioni, oggi sede della Camera di Commercio. Il “Palazzo dell’Economia”, come viene chiamato dai viterbesi, è opera dell’architetto Cesare Bazzani e fu inaugurato il 28 ottobre 1933; la statua che si vede sulla facciata, ora collocata sotto il portico, rappresenta l’Economia Corporativa ed è opera dello scultore Publio Morbiducci. La via del Palazzo, un tempo detta “Via XXVIII Ottobre”, fu aperta il 30 ottobre 1927 per la celebrazione del V anniversario della marcia su Roma. Il monumento ai Caduti della guerra 1915-18, che si vede davanti alla facciata del Teatro, è opera dello scultore palermitano Bernardo Balestrieri e venne inaugurato da Vittorio Emanuele III il 17 maggio 1925. A seguito delle drammatiche vicende della seconda guerra mondiale le tre statue in bronzo vennero fuse per fare cannoni mentre il basamento in travertino, spostato prima a Prato Giardino, venne definitivamente collocato al cimitero cittadino di San Lazzaro. “De più no’ me sdelongo”…un caro saluto a tutti. 🙂

(foto, collez.ne privata GiaBra)

Rubrica a cura di Gianluca Braconcini

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