Viterbo che fu\ “La Befana liscia liscia, scégne giù e fa la piscia…”

Viterbo che fu\ “La Befana liscia liscia, scégne giù e fa la piscia…”

Homepage - Ecco una vecchia filastrocca popolare viterbese che veniva recitata "ma le fìje ciùche" in occasione della festa della Befana: "La Befana liscia liscia, scégne giù e fa la piscia e s' abbàgna la sottàna, viva viva la Befana".

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Ecco una vecchia filastrocca popolare viterbese che veniva recitata “ma le fìje ciùche” in occasione della festa della Befana: “La Befana liscia liscia, scégne giù e fa la piscia e s’ abbàgna la sottàna, viva viva la Befana”.
Il termine Epifania deriva dal greco e sta a significare: rivelazione e manifestazione. Nella religione ellenica indicava le varie azioni con le quali si manifestavano le divinità (Atena, Ermete e Zeus) agli uomini. Nel mondo cristiano del III secolo dopo Cristo, l’Epifania comprendeva tre importanti “manifestazioni” legate a Gesù: la venuta dei Magi, il Battesimo e il primo miracolo. Nella Chiesa Orientale però si associa questa festività al Battesimo di Cristo nel Giordano mentre in quella occidentale, per tradizione, alla venuta ed all’adorazione dei Magi. Nella cultura occidentale vengono attribuiti loro i nomi di Melchiorre, Gasparre e Baldassare e sono, ovviamente, identificati nel numero di 3, anche se il Vangelo di Matteo non specifica affatto quanti essi fossero. Il numero 3, oltre ad avere tutti i suoi significati esoterici e simbolici, fu scelto per via dei doni che i Magi portarono. L’oro è il dono riservato ai Re, l’ incenso come testimonianza di adorazione alla divinità di Gesù, e la mirra, usata nel culto dei morti, in quanto Gesù è uomo e come uomo, mortale.

Non si sa con certezza chi introdusse la figura dei Re Magi e chi decise i loro nomi, fatto sta che a seconda della comunità cristiana, essi vengono identificati con nomi tre nomi diversi. La figura della Befana e della sua festa invece, è legata ad antichi culti atavici della Dea Madre ed ai riti legati all’agricoltura ed alla fertilità. Il Cristianesimo condannò questi rituali e col passare dei secoli, l’immagine positiva della Dea Madre viene totalmente perduta trasformandosi in una vecchia e brutta strega malvagia legata a Satana che, a cavallo di una scopa, solca il cielo durante la notte tra il 5 ed il 6 gennaio per compiere i propri sortilegi. Per questo motivo in alcune zone d’Italia, in questi due giorni, si eseguono riti purificatori con i quali vengono scacciati i malefici e si accendono grandi falò sui quali si brucia un fantoccio con le sembianze di una vecchia strega.

Nella nostra cultura la Befana mantiene comunque la sua parte buona e, come la Madre Terra dispensatrice di frutti, elargisce doni a tutti i bambini; a quelli buoni giocattoli e dolciumi mentre cenere e carbone (il nero è il colore simbolico del peccato), a coloro che si sono comportati male.

tratto da: “Si ‘l cuntadino fusse ‘nduìno…” di Gianluca Braconcini.

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