Vita da numeri 1 – Vince chi molla

Vita da numeri 1 – Vince chi molla

Homepage - Il tempo passa velocemente, troppo. Non hai modo di fermarti un attimo e tutto arriva. Tutto ti supera. Tutto ti lascia spettatore di una vita di cui ne sei padrone solo a metà.

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Il tempo passa velocemente, troppo. Non hai modo di fermarti un attimo e tutto arriva. Tutto ti supera. Tutto ti lascia spettatore di una vita di cui ne sei padrone solo a metà.

I segni del tempo che passa li puoi trovare in una foto, nelle rughe che inesorabili iniziano a impadronirsi dei lineamenti delle persone e nei bambini che non ti danno nemmeno il modo di voltarti che diventano subito grandi.
Il tempo come passaggio. Come riscoperta. Il tempo come cambiamento e il tempo come rassegnazione che niente sarà più come prima.

Ci sono dei passaggi importanti nella vita di ognuno di noi dove tutto diventa complicato, buio, senza luce. Sono momenti difficili da gestire e attimi a cui è impossibile trovare una spiegazione. È già passato un anno. 365 giorni. 52 settimane. Sono passate ore e minuti ma tutto è ancora vivo e dannatamente reale. Forse qualcuno ha voluto giocare in quei giorni o forse doveva solo essere l’ennesima dimostrazione che gioia e dolore, Inferno e Paradiso, bene e male sono le facce della stessa medaglia.

Era il 27 maggio 2016 quando mia sorella, in un letto di ospedale metteva alla luce due gemelline bellissime di nome Giorgia e Giovanna ma era anche nello stesso ospedale che mio cugino stava combattendo una battaglia terribile contro una malattia che poi ha dimostrato di essere più forte di lui.

Un susseguirsi di emozioni a contrasto che non ti permettevano di vivere il momento come meglio avresti voluto. Pensavi a quanto tutto poteva essere sbagliato e fuori luogo. Avevi una voglia matta di piangere e cercavi il tuo angolo. Volevi sorridere ma non ci riuscivi. Tutto era assurdo. Senza senso.

Cercavi le classiche somiglianze tra le nuove arrivate e nel frattempo frugavi tra i tanti, troppi ricordi. L’amore in tutte le sue sfaccettature. L’amore che parlava di sogni e dolore. L’amore che nasce e che muore in un film che nessun sceneggiatore sarebbe stato capace di scrivere in maniera più drammatica.

48 ore dopo, il 29 maggio, Roberto ha dovuto mollare la presa. Dopo mesi e mesi di lotta, di coraggio e di speranza ha trovato la pace dopo una battaglia combattuta, a differenza della malattia scorretta e spietata, con dignità e paura. Con la fede di chi aveva bisogno di aiuto e con l’energia di chi voleva provarle comunque tutte.

Niccolò Fabi un mese prima faceva uscire l’album “Una somma di piccole cose” e con la canzone “Vince chi molla” sembrava che gli stesse suggerendo qualcosa: “Per ogni tipo di viaggio. È meglio avere un bagaglio leggero. Distendo le vene e apro piano le mani. Cerco di non trattenere più nulla. Lascio tutto fluire. L’aria dal naso arriva ai polmoni. Le palpitazioni tornano battiti. La testa torna al suo peso normale. La salvezza non si controlla.
Vince chi molla”.

Il titolo potrebbe far pensare a una rassegnazione ma non è così perché in fondo credo che la vera forza di un uomo sia proprio quella del saper essere padrone di tutto e per assurdo anche della morte. Qualche giorno fa le gemelline hanno compiuto un anno. Sono spuntati i dentini e tra non molto inizieranno a camminare. Sorridono spensierate e piangono senza motivo.

Forse un giorno qualcuno spiegherà loro cosa succedeva nel giorno in cui nascevano. Forse lo scopriranno da sole e forse chiederanno il perché la vita è così strana. Non so se tra qualche anno ci sarà una spiegazione a tanto mistero. Non credo.

In quell’esatto momento basterà abbracciarle e dirle di godersi in maniera assoluta ogni singoli istante perché tutto cambia in un momento e a volte non si ha nemmeno il tempo di salutare. Per chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo lui era Roberto Manfredi, aveva 46 anni ed era bello come il sole.
#vitadanumeri1

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