Vita da numeri 1 – Se il mondo non si cambia inizia da te

Vita da numeri 1 – Se il mondo non si cambia inizia da te

Homepage - Non ho avuto mai avuto una grande passione per la politica. Forse perché non è stata mai considerata un valore assoluto nella mia educazione familiare o forse perché non avevo mai sentito l'esigenza di provare a cambiare un presente carico di approssimazione e sfiducia. Divisioni e rancore.

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Non ho avuto mai avuto una grande passione per la politica. Forse perché non è stata mai considerata un valore assoluto nella mia educazione familiare o forse perché non avevo mai sentito l’esigenza di provare a cambiare un presente carico di approssimazione e sfiducia. Divisioni e rancore.

Mi sono sempre limitato a dire la mia, magari cercando il confronto sulle varie tematiche che potevano riguardare il mio paese, Blera, o qualche volta l’ intera nazione. Man mano però che discutevo, mi animavo e soprattutto ascoltavo, a un certo punto mi sono sentito come quei tanti allenatori improvvisati che ogni domenica elargiscono consigli tattici nel posto dove però sono capaci tutti: la tribuna.

Troppo facile. Ho deciso quindi di provare a mettere in pratica le mie idee di collettività e, nel maggio 2015, ho deciso di fare la mia prima esperienza politica. Ero fermamente convinto di poter dare un contributo reale a favore di un sistema ormai limitato a discussioni e ripicche che negli anni non hanno fatto altro che arrestare la crescita di un paese dalle innumerevoli potenzialità.

Tutti i miei progetti che avevo fatto di presente, e soprattutto di futuro, si sono dovuti subito ridimensionare nel toccare con mano la politica, quella vera. Quella politica fatta di persone che ti voltano le spalle solo perché hai fatto una scelta diversa e quella politica che ti mette davanti al bivio più importante per chi, come me, una volta eletto consigliere di minoranza, doveva scegliere se cercare un dialogo costruttivo con i vincitori o fare le cosiddette “pulci” su qualsiasi cosa che si poteva ritenere sbagliata.

Non nego che all’inizio mi feci prendere la mano. Diciamo che mi sentivo come il “paladino della giustizia” che doveva difendere i più deboli da quei “mostri” che volevano invadere il pianeta Terra. Man mano che passavano i mesi però, e dopo continue discussioni che mi facevano sentire sempre più svuotato di quei sentimenti di cui sono sempre stato padrone, ho iniziato a capire quale pensiero volevo portare avanti.

Un pensiero tutto mio. Un pensiero che va oltre ogni logica di partito e che cerca a tutti i costi quel confronto che dovrebbe essere sempre e comunque alla base di tutto. Nonostante le mie idee di paese vanno ancora nella stessa direzione dei miei compagni di avventura, mi sono pian piano distaccato in modo da lasciarli liberi di fare la loro opposizione nel miglior modo in cui credono senza i limiti di un folle, come me, che si ostina ancora a pensare che la casa del Mulino Bianco esiste davvero.

La mia politica è totale e non è legata solo ed esclusivamente a un programma elettorale. Sento spesso accusare persone di scendere a compromessi con altri ma non riesco a capire cosa possa esserci di così tanto sbagliato. Nella mia visione di politica il compromesso è l’elemento numero uno se si vuole veramente amministrare per tutti e non per alcuni. Trovare un punto di incontro in tutte quelle situazioni che possono creare divisioni credo che debba essere il fondamento base per chi vuole parlare veramente di “Insieme”.

Viviamo un momento delicato, la crisi non si arresta e sembra che la guerra sia ancora il “giocattolo” preferito dei potenti del mondo. Qualcuno parla addirittura di Europa a due velocità, chiedono alle persone di accettare l’ immigrazione, diventata ormai incontrollata, quando sono proprio loro i primi che vorrebbero scegliere chi dover lasciare indietro.

La divisione è totale e il cambiamento parte dal basso. Dai piccoli centri. Dalle famiglie. Non si possono criticare le varie forze politiche nazionali ed europee quando poi non si è capaci di trovare un dialogo costruttivo che possa accantonare l’esigenza di supremazia a favore di una collettività che ha un forte bisogno di ritrovarsi.

In tanti, forse troppi, quando faccio questi discorsi mi ricordano che il mondo non si cambia e che la mia è solo fatica sprecata ma non importa. Il risultato, nella vita come nello sport, è legato a tante variabili, delle volte impazzite, e la vittoria più importante deve essere sempre quella di averci provato veramente.
#VITADANUMERI1

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