Vita da numeri 1 – Maria Antonietta Oroni, il coraggio di essere mamma

Vita da numeri 1 – Maria Antonietta Oroni, il coraggio di essere mamma

Homepage - Son tutte belle le mamme del mondo. Recitava così la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 1954. Parole semplici ma dal significato incredibilmente vero e reale. Parole che celebrano l'attenzione e il sacrificio che tutte le mamme mettono a disposizione dei loro figli decidendo troppe volte di mettersi loro da parte.

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Son tutte belle le mamme del mondo. Recitava così la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 1954. Parole semplici ma dal significato incredibilmente vero e reale. Parole che celebrano l’attenzione e il sacrificio che tutte le mamme mettono a disposizione dei loro figli decidendo troppe volte di mettersi loro da parte.

Mamma come famiglia, come amore. Mamma come sicurezza e protezione. L’anno 2016 mi ha regalato un qualcosa di speciale, di magico. Mi ha fatto conoscere una mamma che ogni giorno con la sua vicinanza e la sua partecipazione è presenza fondamentale per la vita del proprio figlio. Maria Antonietta Oroni ma per tutti Antonietta: la mamma di Luca Pulino.

Avete mai pensato a come potrebbe essere la vostra vita se all’ improvviso una malattia degenerativa come la Sla bussasse alla vostra porta e vorrebbe a tutti i costi portarvi via vostro figlio? Non ci pensate. Non fatelo mai. A volte però basta guardare la forza di alcune persone per capire di quali grandi pilastri è formato il mondo.

La Sclerosi Laterale Amiotrofica è un qualcosa di terribile. Uno mostro spregevole che si prende tutto del malato. Inizia con dei piccoli accenni per poi arrivare ad impadronirsi completamente di lui. Gli toglie il movimento, la parola…la vita. Ma il dramma non è solo per la persona colpita perché l’ assistenza di cui necessita il malato è totale.

Sente come se in un attimo qualcuno volesse spazzare via tutto: i suoi ricordi, i suoi affetti e tutte le cose belle che con il tempo e con i sacrifici aveva custodito gelosamente. In questo calvario la famiglia è fondamentale perché inizia dalle persone che il malato ha vicino la battaglia contro questo avversario spietato e scorretto.
Vedere il modo con il quale Antonietta si prende cura del figlio è un qualcosa di unico ma il modo con la quale tiene unita la famiglia è segno di carattere, attenzione e soprattutto presenza.

Non è facile rimanere lucidi e uniti quando capitato situazioni come queste. La testa impazzisce e le discussioni molte volte portano a rotture e divisioni ma lei con il suo sorriso e con la sua determinazione riesce ogni volta a esserci per tutti. Moglie, madre e nonna. Amica per tutte le persone che ogni giorno riempono la sua casa e sempre in prima linea quando si tratta di fare battaglie per il riconoscimento dei diritti dei malati affetti da malattie degenerative.

La prima volta che entrai nella loro casa mi mise subito a mio agio e dopo pochi minuti mi sembrava di conoscerla da sempre. Instancabile la vedi ogni volta correre da un posto all’altro con una velocità tale che fatichi a pensare che si tratti di una sola persona. La trovi alla porta e un attimo dopo ai fornelli. Esce a fare la spesa e ritorna. Sistema la casa. Torna a parlare con gli ospiti. Luca suona il campanello e subito gli risolve il problema.

Osservandola non puoi fare a meno di farti la domanda di dove troverà tutta quella energia. Insieme a Luca sono una coppia spettacolare. Quando ti trovi tra di loro ti senti come abbracciato dal loro amore e da quella complicità che và oltre il semplice rapporto madre-figlio. 

La voce meccanica del computer di Luca che la chiama ogni volta con lo stesso modo giocoso “MA…MA…MA…MA” e lei sempre sul pezzo con quel sospirato “Dimmi Luchì” nel quale è racchiusa tutta la dolcezza di una mamma stanca ma felice di esserci sempre e comunque.

A volte provo a carpire i suoi pensieri. Cerco di percepire le sue emozioni, le sue paure e provo a immaginare le sue fragilità ma non ci riesco. Tutto è impenetrabile, ermetico. La osservi è vedi solo la sua fierezza e l’ orgoglio per un figlio che gli impegna tutta la giornata ma che la rende ogni giorno migliore. Un figlio dal fisico provato ma dalla vitalità spiccata e coinvolgente.

Spero che un giorno qualcosa possa cambiare. Spero che tutto possa tornare come prima e che la vita torni a sorridere come un tempo. Forse un giorno la medicina troverà una cura o chissà magari che qualcuno inventerà dei cloni in grado di prendere l’ anima di una persona e trasportarla in un altro corpo.

Tanti forse che rientrano in quello che tutte le persone chiamano sogno e tanti forse a cui non bisogna dargli troppo peso perché l’ insegnamento più grande di questa meravigliosa storia è che a tutto c’ è una soluzione.
La vita cambia in un secondo ed è proprio quanto pensi che tutto sia finito che devi trovare il coraggio di inventarti di nuovo, di cambiare e di lottare anche per quel piccolo raggio di luce che vedi in lontananza e che ti sembra di non raggiungere mai. #vitadanumeri1

Foto Fisioterapy Center

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