Vita da numeri 1 – “Il Sapore amaro della sconfitta”

Vita da numeri 1 – “Il Sapore amaro della sconfitta”

Homepage - Non tutte le storie hanno un lieto fine. Ce lo racconta lo sport ma anche la vita in generale. Ci sono momenti di gloria e di esaltazione. Ci sono successi e primati. Record e onorificenze ma c'è anche, come è giusto che sia, quella sensazione di assoluta impotenza che ogni volta ti coglie impreparato e che non imparerai mai a gestire. A controllare ... a dimenticare.

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Non tutte le storie hanno un lieto fine. Ce lo racconta lo sport ma anche la vita in generale. Ci sono momenti di gloria e di esaltazione. Ci sono successi e primati. Record e onorificenze ma c’è anche, come è giusto che sia, quella sensazione di assoluta impotenza che ogni volta ti coglie impreparato e che non imparerai mai a gestire. A controllare … a dimenticare.

Quella sensazione di abbandono e amarezza che conosciamo tutti come sconfitta. Era una nottata tanto attesa. Se ne parlava da giorni, settimane. Tutti cercavano lui e tutti provavano a capire quali erano le sue sensazioni, le sue paure. Sì perché puoi anche essere un fuoriclasse assoluto. Puoi guadagnare tutti i soldi di questo mondo ma certe partite fanno paura e non importa che provi a mascherarla con i sorrisi o con le frasi rassicuranti. Ogni finale, specialmente quella di Champions League fa tremare le gambe soprattutto se in palio c’è un trofeo che ormai è diventato maledetto. Una coppa rincorsa per una carriera intera e mai raggiunta. Un successo che ti consacrerebbe a leggenda senza sapere che in fondo già lo sei.

Purtroppo non è ancora arrivato il momento. Forse non arriverà mai o forse è previsto ancora un finale da sogno per una favola che merita comunque di essere raccontata a ogni bambino che desidera di diventare un portiere. Un numero uno.

Provo solo a immaginare la sensazione che si prova. Quel vuoto che ti assale e quel groppo alla gola che ti stringe lasciandoti incapace di reagire. Chissà quante volte l’aveva immaginata la serata di sabato Buffon. Come sognava di affrontarla e cosa pensava di fare nel caso fosse riuscito finalmente a tenere tra le mani la coppa dalle grandi orecchie.

Forse pensava a un finale ai rigori, con magari la parata decisiva proprio su Cristiano Ronaldo, il vero mattatore della serata o forse avrebbe preferito un intervento miracoloso allo scadere con la Juve in vantaggio.

Questo non è successo. Tutto è stato tremendamente drammatico e inverosimilmente anonimo. Tutto ti è stato spazzato via in un attimo senza darti nemmeno il tempo di capirci qualcosa. Hai subito quattro reti e non hai avuto nemmeno il modo di dimostrare per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora bisogno, che la maglia numero 1 per eccellenza parla ancora italiano.

Hai visto qualcuno alzarla al posto tuo e avevi una voglia matta di piangere ma hai resistito fino alla fine. I tuoi occhi erano spenti e quel sorriso accennato provava solo a mascherare una tensione al limite della sopportazione.

Alle sconfitte non ci si abitua mai. Puoi vincere tutto. Essere tra i più forti del mondo ma quando esultano gli altri quella sensazione di solitudine che provano i portieri è amplificata. Soprattutto se sai di essere il capitano e il giocatore simbolo di una società gloriosa.

A 39 anni diventa difficile pensare che tutto può ancora succedere. Sarebbe bello e avrebbe un sapore ancora più particolare. Ti hanno dato per finito un miliardo di volte e ogni volta hai zittito tutti a suon di parate e vittorie come sanno fare solo i veri fuoriclasse.

Poi un giorno arriverà anche per te il momento di dire basta. Credo che non riuscirò mai a rassegnarmi all’idea ma sono anche abbastanza grande per capire come vanno le cose. Quel giorno sì che sarà veramente duro da sopportare. Una parte di me andrà via per sempre e i ricordi saranno solamente cartoline da custodire gelosamente.

Ogni tanto poi di nascosto le andrò a cercare in quella malinconia che regala solo un passato vissuto con trasporto e passione. Le guarderò soddisfatto. Poi guarderò dentro di me, tornerò indietro negli anni e con grande orgoglio potrò raccontare di aver visto giocare un signore di nome Gianluigi Buffon.
#vitadanumeri1

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