Vita da numeri 1 – Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo …

Vita da numeri 1 – Ho visto un posto che mi piace e si chiama mondo …

Homepage - Una grande pernacchia quella di Luca Pulino. Una pernacchia "alla bastarda", con gli amici più cari intorno a fare festa per l'ultimo gol messo a segno dal Capitano.

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Era la prima volta che partecipavo al “Pernacchia-Day, ma deve essere sincero, era anche la prima volta che partecipavo ad una serata in cui il motivo del festeggiamento era la ricorrenza in cui a qualcuno gli viene diagnosticata una malattia degenerativa. Un qualcosa di terribile e distruttivo dal nome “Sclerosi Laterale Amiotrofica” e che tutti conosciamo con l’acronimo di SLA.

In realtà sarebbe dovuta essere il 23 Febbraio ma a causa del Carnevale si è dovuto anticipare al sabato.
Si perché era il 23 Febbraio 2002 quando una notizia sconvolgente pone fine a tanti “Ma” e “Perché” e si inizia capire l’avversario contro cui avrebbe dovuto combattere Luca Pulino.

Un avversario scorretto, poco sportivo e maleducato dal momento che è entrava nella vita di un ragazzo di soli 31 anni senza nemmeno chiedere il permesso. Un avversario che giá aveva vinto tante battaglie e che qualcuno addirittura lo definiva, e purtroppo lo definisce ancora, invincibile.

Avevo sentito tante volte parlare di Luca. Del suo carisma e del modo unico con cui stava affrontando la malattia ma non avrei mai pensato che sarebbe stato tutto cosí incredibilmente speciale da cambiarmi la vita.
Ricordo che la prima volta con lui ero un pó in imbarazzo anche se a farmi sentire a casa ci pensarono mamma Antonietta e papà Terenziano. Due persone eccezionali che mi hanno accolto nella loro casa come se mi conoscessero da sempre.

Quella sensazione duró solo per il primo incontro perché dalle volte successive sembrava fossimo amici di vecchia data. Un grande aiuto arrivó poi dall’uscita del su libro “E il meglio deve ancora venire” dove ebbi come la sensazione di essermi messo alla pari con il suo passato, con le sue paure e che soprattutto mi ha fatto capire cosa c’è dietro quell’uomo che tutti chiamano “Il Capitano”.

Dalla lettura tutto diventa subito chiaro, reale e unico. Esce un personaggio con una straordinaria voglia di vivere e capace di esaltare al massimo anche quel piccolo raggio di luce che ormai vede entrare solo dalla finestra.
Cosa avrà quindi da festeggiare un ragazzo malato da 15 anni di cui gli ultimi 10 passati completamente immobilizzato su un letto? “Il l fatto di essere vivo” risponde sempre Luca con quella sicurezza e con quegli occhi pieni di speranza che colpiscono e rapiscono.

Si brinda all’ennesimo gol messo a segno contro quella “bastarda” (come la chiama lui) che giurava di sconfiggerlo entro i 18 mesi. Si festeggia l’allegria, l’amore. Si stringono amicizie e si respira un clima talmente bello da sembrare irreale. Ad ogni domanda non deve per forza sempre esserci una spiegazione.

Quando Alice, nel paese delle Meraviglie, trovandosi ad un bivio chiese allo Stregatto quale fosse la strada da prendere egli rispose che, visto che non sapeva dove doveva andare, qualunque strada avesse percorso sarebbe stata quella giusta.

Ed è proprio questo il messaggio che lancia Luca con il suo esempio: quando hai una voglia matta di vivere non importa quale sia il modo. Il segreto è di mangiarsela fino in fondo anche quando tutto sembra impossibile e drammatico. Godere di ogni singolo istante e ragionare sul fatto che ad ogni problema esiste una soluzione. Come il pugile che resiste un altro round e che ha la forza di non andare al tappeto o come la squadra sotto di una rete che prova l’ennesimo assalto perché l’arbitro non ha ancora effettuato il triplice fischio.

“Sono vivo ed questa è la cosa veramente importante e fondamentale”. Come tutte le feste organizzate dal Capitano era tutto curato nel minimo dettaglio e l’atmosfera di quelle goliardiche e folli. Non a caso il tema della serata era “Operazione Smile”. Urla, risate e balli. Gioia, serenità e spensieratezza per una serata diretta da Luca come il migliore dei maestri d’orchestra.

Lo guardavo. Cercavo di carpire ogni sua emozione e cercavo di immaginare i suoi pensieri. Lo guardavo e lo vedevo felice di vedere il bello in ogni persona e orgoglioso per l’ennesima “Pernacchia” lanciata a chi lo vorrebbe portare via da questo posto magico chiamato MONDO.

 

festa pulino

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