Vigili del Fuoco, la Cisl traccia una lucida mappa dei problemi esistenti sul territorio

Vigili del Fuoco, la Cisl traccia una lucida mappa dei problemi esistenti sul territorio

Cronaca - La chiusura del Nucleo Sommozzatori, dopo averci investito per 35 anni, in un area a rischi di dissesto idrogeologico. La caserma del comando provinciale attuale e quella futura, ma anche la mancanza di fondi per la sistemazione dei mezzi in uso. La Cisl traccia un quadro chiaro della situazione in cui lavorano i Vigili del Fuoco viterbesi.

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vigili del fuocoVigili del Fuoco di Viterbo, la Cisl fa il punto su tutte le difficoltà che il corpo sta vivendo nel Viterbese. Una dettagliata nota stampa del segretario provinciale Fns Cisl Paolo Bonifazi mette in evidenza le situazioni critiche. Riportiamo integralmente l’intervento, articolandolo in paragrafi, ognuno dei quali merita attenzione: dalla sorte del Nucleo Sommozzatori (chiuso dopo 35 anni) alla condizione dei mezzi, passando per la sede del Comando provinciale presente e quella in costruzione. Nel leggerla non possiamo fare a meno di un pensiero: i vigili del fuoco sono gli eroi dell’11 settembre, uomini che hanno più di tutti incarnato il sentimento nazionale a stelle e strisce. Qui da noi, sembra di assistere a uno smantellamento progressivo. Mentre la Protezione Civile cresce. 

I TAGLI

Gli ulteriori tagli al settore del soccorso e della sicurezza pubblica hanno colpito pesantemente e per l’ennesima volta il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Viterbo.

Alla ormai cronica carenza di mezzi di soccorso, dovuta soprattutto alla mancanza di risorse economiche necessarie per la loro manutenzione e riparazione, carenza che, se pur gravissima, si è talmente cronicizzata che sembra addirittura non fare neanche più notizia, si è aggiunta la chiusura dopo oltre 35 anni di attività del nucleo Sommozzatori.

LA QUESTIONE DELLA CHIUSURA DEL NUCLEO SOMMOZZATORI

Va detto che tale evento non riguarda solo il Nucleo di Viterbo, ma si inserisce in una riorganizzazione generale molto più ampia che ha coinvolto anche i nuclei di Grosseto, La Spezia, Como, Ferrara, Brindisi, Crotone, Salerno.

Riteniamo utile ricordare i motivi che determinarono la scelta di aprire un Nucleo sommozzatori a Viterbo, perché, a nostro avviso, oggi sono più attuali che mai.

La vicinanza a due laghi, Bolsena e Vico, a fiume importanti quali Tevere, Fiora, Marta così come presenza di corsi d’acqua minori ma non per questo meno insidiosi, quali Mignone, Paglia, Arrone, nonché la vicinanza alla costa tirrenica, rivelarono, per la nostra provincia, la presenza di un forte rischio idrogeologico per fronteggiare il quale, appunto, si decise di istituire il nucleo.

Oggi, come dimostrano le ormai costanti alluvioni che colpiscono la nostra provincia, questo rischio risulta non solo ancora presente ma addirittura notevolmente aumentato.

La concomitante chiusura del nucleo di Grosseto, inoltre, fa sì che tutta la fascia costiera che va da Roma a Livorno risulta ormai priva di un adeguato servizio per il contrasto del rischio acquatico, fatto che, sommato al rischio idrogeologico, rende la presenza del servizio sommozzatori più necessaria che mai.

Ed è per tale motivo che come CISL stiamo sostenendo con forza presso la nostra Direzione Regionale, dalla quale dipenderà tutto il nuovo assetto atto a fronteggiare il rischio acquatico, di mantenere a Viterbo se non più un nucleo almeno un presidio Sommozzatori che consentirebbe in caso di necessità tempi di intervento molto più rapidi rispetto a quelli conseguenti alla nuova organizzazione. 

Non possiamo, poi, sottacere il fatto di come dietro la generica parola “Nucleo Sommozzatori” vi siano sette uomini che per oltre 20 anni hanno fortemente creduto nel loro lavoro, garantito – con la loro elevata  professionalità – il soccorso in ambiente acquatico nella provincia e anche oltre, che si sono impegnati a fondo  per la loro crescita professionale tanto da essere tra i più qualificati del Corpo. Crescita che è avvenuta non certo senza sacrifici e rinunce, sia personali che delle loro famiglie, e che oggi, a nostro parere, con colpo di spugna portato in modo quantomeno discutibile, si trovano sommersi dalle macerie della struttura che loro stessi hanno contribuito a costruire con tanto impegno e dedizione.

IL PROBLEMA DELLA SEDE OPERATIVA DI TARQUINIA

Altro problema non di poco conto riguarda la sede operativa di Tarquinia che al momento, come del resto purtroppo anche negli anni passati, vede il servizio temporaneamente sospeso in attesa del rinnovo della convenzione con la Regione Lazio. Va detto, ad onor del vero, che al momento, non sussistono elementi tali da far temere per un mancato ripristino in tempi brevi del servizio, comunque registriamo, ancora una volta, come la burocrazia abbia vinto sull’interesse primario del soccorso pubblico.

L’ennesima sospensione del servizio unita a oltre 15 anni di vane promesse di apertura in pianta fissa, ci rende sempre più convinti di come la sede di Tarquinia paghi lo scotto di essere a circa 10 minuti di distanza temporale dal distaccamento di Civitavecchia, ponendola, di fatto, in secondo piano rispetto ad altre realtà come il reatino a la provincia di Latina che, infatti, hanno ottenuto sedi permanenti.

Crediamo, quindi che sia arrivato il momento di pensare,e per questo proponiamo, una sede alternativa, più baricentrica rispetto al territorio, quale potrebbe essere, ad esempio, Montalto di Castro, che risulterebbe essere equidistante tanto dal confine con Civitavecchia che dal distaccamento toscano di Orbetello.

L’apertura di un distaccamento permanente come sopra detto ci permetterebbe, inoltre, di spostare la squadra disponibile, sempre grazie alla convenzione con la Regione Lazio, a sud della provincia, sulla Cassia, magari presso Sutri, cosa che comporterebbe una sensibile riduzione dei tempi d’intervento per raggiungere i comuni di Monterosi, Bassano Romano, Oriolo, Veiano, Barbarano Romano, Capranica ecc. ora compresi, considerando la sede centrale di Viterbo, tra i 30 ed i 45 minuti e anche oltre, tempi che quando si parla di soccorso sono una vera e propria eternità.

LA SEDE DEL COMANDO ORMAI NON PIU’ IDONEA E LE PERPLESSITA’ SU QUELLA IN COSTRUZIONE

In merito alla sede di servizio, quella attuale è ormai da tempo non più idonea a ospitare un Comando di Vigili del Fuoco, quella nuova dovrebbe essere pronta tra un paio di anni ma già abbiamo il sospetto, per quel poco che abbiamo potuto vedere, che a fronte di tanta imponenza non corrisponda, poi, una adeguata funzionalità.

L’unica nota di colore giunge dalla nuova pianta organica che prevede, a regime, un organico che passa da 146 a 164 unità operative. Ma appunto, a regime.

Questo aumento di organico però, non è indolore, perché è stato finanziato con i fondi destinati per i richiami del nostro personale volontario, che tanto ha contribuito a sostenere il dispositivo di soccorso e che ora vede un futuro incerto. Il risultato è che tali fondi ci sono stati ridotti fin da subito di oltre il 50% rispetto al 2014, che già vedeva una riduzione del 30% rispetto al 2013, mentre il completamento delle dotazioni organiche avverrà, se avverrà, in tempi futuri dalla durata incerta ma, vorremmo tanto sbagliarci, sicuramente non breve.

Questa è la situazione con la quale affrontiamo il 2015. La speranza è che l’efficacia, l’efficienza e la tempestività del soccorso, in sintesi il semplice buonsenso, prevalga sulle logiche di risparmio e sulla burocrazia.

 

 

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