Viaggio tra gli ingressi di Viterbo/7 – Porta del Carmine, Dio salvi l’affresco!

Viaggio tra gli ingressi di Viterbo/7 – Porta del Carmine, Dio salvi l’affresco!

Homepage - In qualche modo si tratta di biglietti da visita del capoluogo della Tuscia e forse è giunto il momento di prendersene cura, visto il ruolo importante che giocano nella costruzione dell'immagine della città. Abbiamo iniziato da Porta San Leonardo e oggi, dopo vario pellegrinare, approdiamo a Porta del Carmine.

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La storia narra che un giorno di giugno del 1357, insieme a un corteo di cardinali e principi, papa Urbano V giunse a Viterbo per una sosta lungo il suo viaggio verso Roma con l’obiettivo di riportare la sede papale ad Avignone. Il suo primo punto di ristoro a Viterbo fu proprio il quartiere di Pianoscarano.

Arrivò lì attraversando l’antica porta del Carmine, che apriva lo sguardo e il passo su un quartiere di contadini, piccoli artigiani che ancora oggi conserva la purezza duecentesca delle sue linee.

Si intravede Porta del Carmine alla fine di un lungo ponte ora frequentato dai bambini della vicina scuola o dagli universitari che si recano a lezione nella ex chiesa di Pianoscarano, diventata un’eccellenza accademica nel campo delle lingue e della letteratura straniera.

L’incuria purtroppo è arrivata anche in questo luogo dove il tempo sembra essersi fermato. L’aiuola proprio in prossimità della porta è ostaggio di erba incolta e bottiglie di vetro abbandonate, il portellone spaccato in più punti, gli affreschi sulla volta della porta perdono di giorno in giorno pezzi importanti e sbiadiscono inevitabilmente.

Anche qui campeggiano sovrani vari segnali stradali che, come al solito, hanno la funzione di decoro proprio lì dove non servirebbe alcun tipo di decorazione. Chissà se Papa Urbano V oggi guarderebbe con lo stesso stupore Viterbo e la sua bellezza.

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