Viaggio tra gli ingressi di Viterbo/4 – Porta Faul rovinata dalla vegetazione selvaggia

Viaggio tra gli ingressi di Viterbo/4 – Porta Faul rovinata dalla vegetazione selvaggia

Cronaca - In qualche modo si tratta di biglietti da visita del capoluogo della Tuscia e forse è giunto il momento di prendersene cura, visto il ruolo importante che giocano nella costruzione dell'immagine della città. Abbiamo iniziato da Porta San Leonardo, poi Porta della Verità, quindi Porta Romana e ora Porta Faul.

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In qualche modo si tratta di biglietti da visita del capoluogo della Tuscia e forse è giunto il momento di prendersene cura, visto il ruolo importante che giocano nella costruzione dell’immagine della città. Abbiamo iniziato da Porta San Leonardo, poi Porta della Verità, quindi Porta Romana e ora Porta Faul.

 

Il grande polmone verde ai piedi di palazzo Papale è per tutti i viterbesi un’oasi di relax e di ristoro, un parco vissuto da cittadini di tutte le età che dà il benvenuto a chi arriva a Viterbo attraverso una delle più famose e attraversate porte antiche della città: Porta Faul.

L’attuale Porta Faul venne aperta in sostituzione dell’antica Porta di Valle nel 1568 e si apre alla base di un’antica torre disegnata dal Vignola successivamente demolita. Il grande architetto lavorava per la casa dei Farnese e il loro stemma con i gigli sormonta ancora oggi l’antica porta vicino a quelli del comune e del vice-legato pontificio chiamato Ansoino Polo.

In onore proprio della famiglia Farnese, la porta prese il nome di Porta Farnesiana, ma oggi è conosciuta ai più come Porta di Faul che apre sull’omonima valle. Poco più in là, facendo attenzione, è ancora visibile l’abside della vecchia abbazia della Palomba.

La porta è un crocevia di auto pressoché ininterrotto e “controlla” solitaria e austera la strada che collega le zone limitrofe al centro alla Strada Bagni che porta lontano dalla città. Appare usurata soprattutto nella parte interna, come se tutto lo smog delle auto che la attraversano l’abbia consumata e abbia eroso lo strato più antico del peperino che la riveste. Lo stemma della leggendaria famiglia Farnese convive con la vegetazione rampicante che invade le fessure e con i tanti segnali stradali che deturpano l’atmosfera che quella porta dovrebbe evocare a chi arriva a Viterbo per conoscerne le bellezze.

Tutto intorno è vegetazione incolta e arsa dal sole battente. L’opera di riqualificazione del territorio all’interno delle mura appena attraversata Porta Faul, sembra non aver interessato la stessa che pare rimanere relegata in un angolo con la sola funzione di varco silenzioso e invisibile.

 

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