Viaggio nelle associazioni viterbesi – Ecco Genitori Informa

Viaggio nelle associazioni viterbesi – Ecco Genitori Informa

Homepage - Continua il nostro viaggio tra le associazioni del territorio. Oggi incontriamo un gruppo di volenterosi e attenti genitori che hanno deciso di mettersi in gioco e di riscoprire il valore unico del “condividere un bene comune”. La spinta che porta a scendere in campo, è portare quello che si impara in famiglia al di fuori e metterlo a disposizione di una collettività. Luogo privilegiato le scuole dove si impara a rispettare l’altro e le sue peculiarità.

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Continua il nostro viaggio tra le associazioni del territorio. Oggi incontriamo un gruppo di volenterosi e attenti genitori che hanno deciso di mettersi in gioco e di riscoprire il valore unico del “condividere un bene comune”. La spinta che porta a scendere in campo, è portare quello che si impara in famiglia al di fuori e metterlo a disposizione di una collettività. Luogo privilegiato le scuole dove si impara a rispettare l’altro e le sue peculiarità.

 

Come è nata Genitori Informa Aps?

“L’Associazione è nata il primo aprile nel 2015 quasi come “un pesce di Aprile” come voler fare uno scherzo a questa società. Prima esisteva un gruppo di genitori volenterosi organizzati in un comitato, ma col tempo si è sentita la necessità di diventare un’associazione di promozione sociale perché alcune attività, come le raccolte fondi, sono illegali per un comitato. All’inizio ci siamo appoggiati a una struttura scolastica però con scarso successo soprattutto per la struttura stessa delle scuole che sono molto burocratizzate, difficili da gestire con un loro iter che non si sposa bene con la gestione genitoriale della famiglia che è sicuramente una struttura più snella e pratica e che ricalcava la nostra idea di progettualità.

La nostra dimensione è quella della famiglia. Siamo nati con un gruppo iniziale di 21 famiglie, abbiamo dato vita inizialmente una rete di relazioni tra di noi e da lì si sono scoperte tante cose e aperte molte strade. Il Direttivo è costituito da 9 famiglie e in più ci sono i capi progetto che ci affiancano nella struttura organizzativa. Ad oggi abbiamo 10 gruppi di volontariato in 10 istituti scolastici”.

Come è strutturata la vostra attività?

“Entriamo all’interno di una scuola come gruppo di volontariato, un gruppo di genitori che si confrontano e propongono iniziative e attività. All’inizio è stata abbastanza dura tessere una tela di relazioni, ma adesso riusciamo a inserirci con molta più facilità. Ci interfacciamo con gli organi della scuola stessa, come il Preside ed il Vice Preside e soprattutto con il Collegio dei docenti che ci accoglie sempre con estrema collaborazione senza la quale non sarebbe possibile nessun progetto. Siamo spesso contattati da un piccolo gruppo di genitori volenterosi che conoscono le necessità della scuola frequentata dai propri figli, e sono loro stessi a dare una mano per organizzare le attività . Usiamo la tecnica del tutoring, un coordinamento reciproco, nessuno insegna niente a nessuno, è una sorta di affiancamento che porta a capire insieme cosa c’è da fare. La chiarezza è la qualità che ci contraddistingue. Insieme agli insegnanti si decide una priorità: noi siamo genitori, i nostri figli frequentano questa scuola, possiamo trovare insieme la soluzione a molti problemi. Si parte da piccole cose, i progetti sono sempre di tipo aggregativo, mai un progetto per la classe ma per tutta la scuola. Il progetto che si decide insieme, va divulgato e diffuso a tutti. Si mette così in moto una macchina genitoriale ben oliata, portando dei preventivi che si valutano insieme. Si fa come nelle famiglie: i progetti restano aperti fino all’ultimo minuto, si discutono sempre insieme in un’ottica di assoluta trasparenza e condivisione”.

Come vi finanziate?

“Organizziamo delle raccolte fondi, feste o attività come il “taccuino”, uno dei nostri ultimi progetti, “Appunti per il bene comune” che permettono di versare delle cifre nelle casse della scuola. I fondi raccolti sono gestiti dai genitori della scuola in cui il progetto è aperto, ogni gruppo si gestisce in modo autonomo, fa una rendicontazione presentando gli estratti conto in maniera assolutamente trasparente per tutti”.

C’è qualcuno con cui proprio non siete riusciti a dialogare o a stabilire un contatto?

“Assolutamente no, non è il punto di partenza dell’associazionismo. Chi entra nel linguaggio sociale non può non essere aperto. Gli ostacoli sono tanti, il rifiuto di voler credere a certe cose che sono state già viste, l’incapacità di relazionarsi è forte. E’ più facile chiudersi nel proprio mondo piuttosto che metterci le mani e la faccia, molto più facile ma poco pratico e soprattutto profondamente inutile. L’associazionismo serve proprio a questo: a superare queste barriere e a passare dal “parlare male” al fare, anche piano piano, ma al fare insieme”.

Qual è il valore dell’associazionismo secondo il vostro modo di vedere le cose oggi?

“Per quella che è generalmente l’idea dell’associazionismo, si parla spesso di volontariato che aiuta le persone bisognose. In realtà c’è molto altro, c’è un tessuto sociale in difficoltà: lavorando all’interno delle scuole abbiamo potuto constatare che i genitori faticano ad aggregarsi, stentano a condividere le esperienze, non progettano insieme, spesso non conoscono il valore e la ricchezza del volontariato. Purtroppo, dopo tre anni,
c’è ancora troppo poca partecipazione ad un progetto, magari per risistemare un angolo scolastico. Lo scarso
sviluppo delle politiche sociali e della relativa informazione ci porta a non riconoscere il bene comune come
una cosa nostra e soprattutto indispensabile. Non c’è coscienza collettiva, noi ci scontriamo spesso con persone
che dicono “questa cosa non la faccio perché se ne deve occupare il Comune o il Governo”; il problema è che,
pur avendo sotto gli occhi uno scarso decoro urbano e situazioni che danneggiano chi vive tutti i giorni quella
realtà, resta il pensiero che “se ne deve occupare qualcun altro”. Molte cose devono essere fatte dalle persone
che vivono questi luoghi, che sanno cosa manca e di cosa si ha bisogno”.

Quali sono i vostri interlocutori?

“Siamo molto aperti a quello che riguarda l’associazionismo in generale. Per noi l’associazionismo è una cosa importante da qualsiasi fonte provenga perché aggrega, perché fa scoprire il bene comune, perché ognuno può
portare un apporto utile a qualsiasi tipo di progetto. Siamo nati nelle scuole perché è il posto in cui le famiglie
oggi si incontrano”.

La nostra città, il nostro territorio, è pronta per questa condivisione e per questo scambio rispetto a realtà più grandi in cui magari è più agevole?

“Siamo terrestri sostanzialmente. Stiamo bene nel posto dove stiamo, non possiamo considerare chiuso in una piccola o grande realtà una persona che fa associazionismo. E’ una scatola aperta dove si entra per prendere,
ma soprattutto per dare qualcosa. Ci confrontiamo ancora con delle difficoltà, perché manca il concetto di continuità. Non si comprende ancora l’idea del “lavorare per quelli che arriveranno dopo in quella scuola”. A Viterbo lavoriamo bene, le Amministrazione Comunale ci danno sempre una mano, notiamo una grande apertura da parte delle istituzioni locali”.

Quali sono i progetti che avete già eseguito e quali quelli in cantiere?

“A Natale, è nato un taccuino chiamato “Appunti per il bene comune”. Saremmo presenti alla manifestazione “Clorophilla” dove parleremo di biologico, di natura e di alimentazione sana. Siamo in contatto con
ViterComix, anche se i tempi non ci hanno permesso di partecipare quest’anno, avremo sicuramente nelle prossime edizioni un angolo dedicato alle famiglie con delle attività legate al disegno e alla creatività. I progetti portati a termine sono tanti, in varie scuole della nostra città. Dalle “scalinate arcobaleno” al bellissimo rifacimento della palestra e del campo sportivo polifunzionale esterno. A lavoro finito, la soddisfazione di vedere quei luoghi sistemati e alla portata di tanti ragazzi e di tante famiglie ci ripaga delle fatiche fatte per arrivare all’obiettivo. Si possono apprezzare alcuni dei progetti già realizzati sulla nostra pagina Facebook”.

Foto Fisioterapy Center

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