Viaggio nel centro storico di Viterbo dentro la bufera di neve. Un’ora e mezza a -2 per immortalare la bellezza (guarda le foto)

Viaggio nel centro storico di Viterbo dentro la bufera di neve. Un’ora e mezza a -2 per immortalare la bellezza (guarda le foto)

Homepage - Ore 23, il capoluogo della Tuscia è sotto una tempesta di neve. Burian, dicono si chiami così. Tradotto: - 2 gradi fissi e vento a raffiche, anche molto intense. Roba da Siberia o comunque che viene da lì e poi si mitiga con tutta la strada che incontra.

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Ore 23, il capoluogo della Tuscia è sotto una tempesta di neve. Burian, dicono si chiami così. Tradotto: – 2 gradi fissi e vento a raffiche, anche molto intense. Roba da Siberia o comunque che viene da lì e poi si mitiga con tutta la strada che incontra.

Passamontagna, giacca da snow, scarpe pesanti e si va. In strada per raccontare ai lettori de La Fune che diavolo succede là fuori. Non certo roba da rambo ma con quello che c’è in giro a queste latitudini comunque una bella storia. Obiettivo catturare l’effetto che fa la neve su vie, piazze, fontane, chiese, monumenti di Viterbo.

Perché ancora non ne abbiamo la certezza ma potremmo trovarci di fronte a una nevicata storica. Come la mitica del ’56, quello che i nostri nonni chiamarono “l’anno del nevone”, o comunque quella pure significativa del 1985. Allora vale la pena esserci, viverla, farsi catturare. 

Aggiornamenti sulla chiusura delle scuole

Aggiornamenti sulla percorribilità delle strade

Entriamo dentro il centro storico di Viterbo, che è dentro Burian. Il freddo si fa sentire sugli occhi, dove i cristalli di neve arrivano con una bella velocità. Attraversiamo il quartiere di Pianoscarano in un silenzio surreale. Qualche finestra che si apre e gente felice che saluta la neve. Poi l’entusiasmo si spegne, il freddo fa riaccendere i termosifoni, le paranoie da bolletta alta raggiungono i neuroni del soggetto protagonista che subito serra tutto e torna a guardare la tele. 

La fontana di Pianoscarano è coperta di neve. Altra ne scende giù, tutto intorno è un tappeto bianco. Scivoliamo, nel vero senso della parola, verso Ponte del Paradosso. Altre foto, silenzio. Non incontriamo anima viva fino al ponte di Palazzo Papale. Lì c’è un ragazzo, ci chiede un attimo perché vuole fare una foto allo spettacolo. Attraversiamo tutto il ponte, ammiriamo la tempesta di neve sospesi e tiriamo dritti e con fatica fino a piazza San Lorenzo. Il duomo incanta, stessa roba palazzo papale. 

Tagliando per via dei Pellegrini ci fermiamo davanti a piazza del Gesù. Due ragazzi scattano foto. Via San Lorenzo è deserta. Tutto chiuso e a piazza del Comune incrociamo qualche mezzo di pronto intervento. Sarà una lunga notte per loro. Scatti sulla piazza, poi verso gli Almadiani. Risaliamo via Cairoli per immortalare sotto la neve piazza San Faustino. Tappa successiva piazza della Rocca e la sua fontana. Quindi prendiamo lo scivolo di via Matteotti. Qui il Teatro dell’Unione neanche si vede. E’ avvolto dalla tormenta. Risaliamo verso il monastero di Santa Rosa, torniamo indietro e tagliamo tutto il Corso, poi via Saffi e piazza Fontana Grande. Non c’è un’anima viva. Spuntano fuori due ragazzi con una macchina fotografica e un cane. Scattano foto alla bestiola incredula mentre sembra impaurito da quel bianco che gli è comparso intorno. 





 

Da via Cardinal La Fontaine arriviamo a piazza San Carluccio, prima però foto d’obbligo al pulpito di San Tommaso d’Aquino a Santa Maria Nuova. Camminiamo, lenti, lungo il quartiere medioevale. Lo spettacolo è suggestivo. Quindi la piazza e i ritorno verso casa. Un’ora e mezza di giro della città sotto la neve, dentro Burian. Un montino di scatti, una gamba un po’ arrossata dal freddo e un obiettivo: 100mila lettori con questo pezzo. 

 

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