Vaniel Maestosi e Glauco Almonte ci raccontano il cinema in terra di Tuscia

Vaniel Maestosi e Glauco Almonte ci raccontano il cinema in terra di Tuscia

Homepage - Sono la coppia indissolubile dell'"estate cinematografica" della Tuscia, sono due amici affiatati che hanno messo insieme le proprie energie per un progetto che cresce ogni anno di più. Vaniel Maestosi e Glauco Almonte sono i direttori di Est Film Festival e di Civita Cinema e ci hanno raccontato la loro esperienza e i loro progetti nella nostra bella terra.

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VITERBO- Sono la coppia indissolubile dell'”estate cinematografica” della Tuscia, sono due amici affiatati che hanno messo insieme le proprie energie per un progetto che cresce ogni anno di più. Vaniel Maestosi e Glauco Almonte sono i direttori di Est Film Festival e di Civita Cinema e ci hanno raccontato la loro esperienza e i loro progetti nella nostra bella terra.

Glauco Almonte e Vaniel Maestosi, due nomi che si legano indissolubilmente al cinema e all’amore per questo territorio. Cominciamo dal principio però. Quando nasce questo sodalizio professionale e d’amicizia?

“Non c’è un momento preciso, al contrario: un’amicizia nata 29 anni fa ha assunto un’infinità di forme nel tempo, e quando ci siamo accorti di aver creato un vero sodalizio professionale stavamo già lavorando insieme da diversi anni. Il primo passo per lavorare insieme lo abbiamo mosso 14 anni fa, creando intorno a noi un gruppo di amici con il quale condividere un’idea e successivamente un progetto. Il modus operandi è rimasto lo stesso, coinvolgendo le persone giuste agli albori di ogni progetto, per svilupparlo insieme.”

Se dico la parola “Tuscia” qual è la prima cosa che vi viene in mente? Senza pensarci troppo mi raccomando…

“Tuscia è molte cose, perché è una parola che caratterizza non una semplice area geografica, ma la necessità che hanno i territori né vicini né lontani dalla capitale di tessere una rete non soltanto di relazioni, ma di vera e propria condivisione delle risorse per trovare una possibile via di sviluppo. Purtroppo Tuscia è anche una ferita, perché questo processo è spesso frenato dalla mentalità secondo cui il successo del vicino possa determinare uno svantaggio per sé, con il risultato di una crescita minima rispetto a quanto fatto negli anni da altre aree del nostro Paese, che ci dimostrano in ogni momento come in Italia chi punta sullo sviluppo turistico e culturale ad ampio raggio non sbagli mai.”

Mi raccontate il vostro ricordo più bello legato alle prime vostre esperienze lavorative? Quello che magari vi ha fatto dire “abbiamo scelto la strada giusta”.

“Questa è una domanda difficile, perché si tratta di sensazioni intime sulle quali magari nemmeno ti confronti. Sul piano emotivo sicuramente ci hanno smosso i primi bagni di folla, perché un evento, per quanto possa essere formalmente impeccabile, non esiste se non c’è risposta di pubblico. Sul piano razionale è scattato qualcosa quando abbiamo capito che era possibile lavorare a un progetto senza fare affidamento sui finanziamenti pubblici, ma cercando e trovando invece finanziamenti privati per realizzare quel che avevamo in mente. Sul piano professionale la cosa più importante è stato scoprire che gli ospiti che abbiamo avuto fin dai primi anni parlassero di noi tra di loro. Il ricordo più bello legato ai primi anni ha una data: la sera del 31 luglio 2008 Giorgio Diritti, vincitore della prima edizione di Est Film Festival, arriva a Montefiascone a metà della seconda edizione per coordinare i lavori della giuria e, vedendo Piazzale Frigo piena, sussurra: “ragazzi, ma che avete fatto?”. Lo stupore di un autore e di una persona di quel calibro ci ha fatto capire che non solo eravamo sulla strada giusta, ma che la stavamo percorrendo a gran velocità.”

Est Film Festival, Civita Cinema, Cinema e Terme, tre progetti grandi per un grande territorio. Che esperienze sono state e come sono cresciute?

“Est Film Festival è un’esperienza che non può essere paragonata a nessuno dei nostri altri progetti: è un percorso di vita e di formazione, nel quale siamo entrati giovani e inesperti e dal quale usciamo ogni giorno più maturi e professionalmente più preparati; è stato un master sul campo, un modo di apprendere mettendosi in gioco in prima persona. Civita Cinema e Cinema e Terme sono progetti della maturità, per i quali abbiamo interagito da professionisti con chi ci ha cercato in virtù del lavoro ultradecennale svolto a Montefiascone. Ma tra tutti i progetti che potevano nascere in questi ultimi anni non è un caso se solo Civita Cinema e Cinema e Terme abbiano visto la luce: a Bagnoregio e alle Terme dei Papi di Viterbo abbiamo potuto sviluppare un progetto in totale autonomia, nessuno ci ha chiesto un riscontro immediato ma hanno scommesso sul risultato finale, al termine della crescita che che ogni evento deve avere con i propri tempi.”

L’incontro più bello sui vari palchi? Terence Hill è davvero così timido come sembra?!

“Terence Hill non è timido ma riservato: nonostante l’enorme esperienza da attore non ne ha altrettanta su un palco, perché ha spesso evitato di finire sotto ai riflettori; una certa idea di timidezza, poi, la dà anche la sua cautela nell’affrontare un’intervista in italiano, lingua che parla benissimo ma con la quale gli resta un senso di incertezza, soprattutto in considerazione del fatto che non dà mai risposte banali e quindi non vuole essere frainteso. Oggi è facile dire che il suo sia stato l’incontro più bello, ma è anche l’unico che ancora sentiamo sulla pelle, essendo passato appena un mese. Proviamo a cavarcela con una rosa ristretta: l’incontro con Pupi Avati a Viterbo nel 2010 sul tema della musica nella sua carriera, i due incontri con Giuseppe Tornatore (Est Film Festival 2013 e Civita Cinema 2018), gli incontri per il decennale di Est Film Festival con Carlo Verdone e Gigi Proietti.”

C’è qualcuno che vi ha messo, o ha provato, a mettervi i “bastoni tra le ruote”?

“Spesso ovviamente. I bastoni tra le ruote sono una parte ingombrante di ogni attività lavorativa, chiunque di noi in qualunque mestiere quasi quotidianamente si trova ad affrontare ostacoli derivati dalle relazioni con gli altri. Nel nostro settore, che vive in modo predominante di relazioni e per questo risulta essere molto competitivo e soggetto ai contrasti e alle invidie, capita più frequentemente che in altri, quindi bisogna solo armarsi bene, difendersi e soprattutto cercare di migliorarsi costantemente per non sentirsi e non divenire mai inutili alla causa. Tenendo sempre ben presente le parole di qualche vecchio saggio che con immensa grinta disse: “meglio essere invidiati che compatiti”.”

Quali collaborazioni importanti sono nate negli anni?

“Questo è l’aspetto più piacevole e insieme rischioso del nostro mestiere. Merita un approfondimento. L’imprenditoria culturale fonda la sua stessa esistenza sulle collaborazioni e sulle relazioni umane, professionali e lavorative. Ma come ogni rapporto tra persone è soggetto ai mutamenti del tempo e delle cose che accadono attorno e dentro di esso, così le collaborazioni anche più intense possono spegnersi proprio come la fiamma di un amore, lasciando un vuoto immenso, che in questo settore diventa anche un buco economico. Ogni rapporto con un ente, uno sponsor, un partner e via dicendo va vissuto sempre fino in fondo, ogni anno deve sembrare l’ultimo per intensità, rispetto e voglia di fare, poiché spesso le cose cambiano con una rapidità talmente fulminea, che se non prevista o messa in conto, può diventare addirittura letale. Ogni amministrazione (ministeriale, regionale, comunale, provinciale, istituzionale etc. etc.) cambia continuamente, così come i vertici di ogni azienda investitrice (sponsor), che improvvisamente può innamorarsi di altro, considerando il tuo progetto non più idoneo e tu non più necessario. Per questo nei quasi 15 anni della nostra attività abbiamo attivato oltre duecento tra relazioni e collaborazioni con soggetti pubblici e privati di ogni livello e dimensione. Perché in questo settore, se inizi ad adagiarti, rilassarti o addirittura fermarti, convinto di aver acquisito le giuste garanzie, stai commettendo l’errore più grande e probabilmente anche decisivo.”

A cosa avete rinunciato, se lo avete fatto,  per seguire il sogno di portare il cinema nella Tuscia?

“Ogni scelta implica contemporaneamente anche una rinuncia, è una delle leggi più severe, ma al contempo autoritarie della vita. Inutile pensare a ciò che perdi, nel momento stesso in cui scopri, cerchi o trovi qualcos’altro. La forza sta nel seguire le proprie idee, anche quando folli, anzi… soprattutto quando folli!”

Le vostre squadre di lavoro sono tutte composte da giovani. Qual è il segreto di una squadra così affiatata?

“Amicizia, stima e fiducia. Quando lavori con qualcuno, se colei o colui che hai davanti è un vero amico, ti stima e si fida di te e chiaramente viceversa, ogni traguardo può divenire possibile, anche quello di condividere un percorso di crescita duraturo negli anni, dove la consapevolezza delle proprie capacità cresce di pari passo insieme all’evento, dove ognuno accetta il suo spazio e cerca in tutti i modi di migliorarlo, rendendolo e rendendosi indispensabile.”

La cura dei dettagli caratterizza tutti e tre i festival da voi organizzati. Ci raccontate quanto lavoro c’è dietro un’organizzazione di questo tipo?

“Tanto, tantissimo lavoro, meticoloso e certosino. Ancora oggi in molti fanno fatica a comprendere che l’organizzazione di un evento prevede una professionalità precisa e non mera improvvisazione. Ogni evento, se vuole aspirare a divenire ricorrente, non può prescindere da un’organizzazione perfetta o perlomeno aspirare a tale requisito. Gli eventi sono una concatenazione di dettagli, che devono unirsi con rigorosissima precisione. Ci sono passaggi obbligati, che devono essere affrontati con grandissimo anticipo sulle scadenze: è un lavoro metodico, che prevede un passo dopo l’altro con regolare cadenza temporale. Si può paragonare l’organizzazione di un evento ad una ripida scala in salita, dove potrai arrivare in cima senza particolari affanni solo se percorrerai uno alla volta ogni singolo gradino. Certo, ogni salto può dare la sensazione di velocizzare le cose, ma spesso risulta illusorio nel momento in cui quel gradino saltato rivendica la sua fondamentale importanza nel concatenarsi delle cose. Noi curiamo bene i dettagli perché non sappiamo fare diversamente, perché la nostra esperienza ci ha convinto che solo questo metodo ti consente di renderlo un mestiere. Dodici mesi di lavoro, anche per un evento di soli 10 giorni, possono sembrare assurdi solo a chi questo mestiere non lo reputa neanche tale.”

Avete mai avuto la tentazione di dire basta?

“Molto spesso, come in ogni attività imprenditoriale, ci sono momenti in cui lo sconforto supera la caparbietà, soprattutto in momenti nebulosi come questo, dove pensare al Futuro è diventato impossibile. Si vive di incognite in ogni settore, ma nel campo dell’imprenditoria culturale le incognite sono ovunque poiché bisogna avere rapporti con tantissimi fattori esterni alla propria attività e soprattutto continuamente mutevoli, su tutti la politica, che ogni 5 anni rinnova le sue amministrazioni, quando arriva a cinque, spesso resettando tutto solo per paura che qualcosa possa sfuggire al suo controllo. Tutto ciò porta sempre tutto in discussione, rendendo avvincente ogni passaggio, ma anche molto snervante.”

 Dopo tanto cinema, quali sono i vostri progetti?

“Il Cinema è un progetto potenzialmente infinito, catalizza le tue attenzioni ed i tuoi desideri, ti trascina dentro il mondo delle possibilità, delle illusioni, così come dei grandi racconti. Il Cinema e l’organizzazione di eventi culturali restano i nostri grandi progetti, per ora e aggiungiamo per fortuna, non cerchiamo altro…”

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