Un viterbese in Antartide – “L’Italia ha un grande passato, pochissimo presente e oggi come oggi nessun futuro”

Un viterbese in Antartide – “L’Italia ha un grande passato, pochissimo presente e oggi come oggi nessun futuro”

Homepage - Stare a 16mila chilometri da casa, in un ambiente surreale e trovare nel tuo rifugio un giornale che parla dell'Italia. Della tua patria. E' questa l'emozione che ci racconta Bruno Pagnanelli, il viterbese in Antartide in una nuova pagina da leggere del suo diario.

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Stare a 16mila chilometri da casa, in un ambiente surreale e trovare nel tuo rifugio un giornale che parla dell’Italia. Della tua patria. E’ questa l’emozione che ci racconta Bruno Pagnanelli, il viterbese in Antartide in una nuova pagina da leggere del suo diario.

 

Ho trovato un giornale, nascosto, di quelli di carta vera, di quelli che profumano d’aereo e d’inchiostro, con la carta sottile, senza alcune pagine, stropicciato, consumato nelle pieghe e dalle mani.

In quel giornale, arrivato qui chissà da dove, portato qui chissà da chi, c’erano scritti nomi, fatti, un pezzo di quotidiano, un insieme di pensieri e parole che parlano di casa mia, di quella che io chiamo Patria.

Mi ha colpito, l’ho guardato per un po’, ho letto i titoli senza capire, ho guardato le foto senza vederle, ho scrutato le colonne, la testata. Ho immaginato la poltrona, l’aereo, il mondo attraversato tra albe e tramonti e questo piccolo pezzo di mondo trasportato in un altro.

Non ho guardato la data, non mi interessava.

Mi interessava ciò che trasportava, il mio Paese rinchiuso in 40 centimetri, il senso delle mie giornate di prima e tutto quello che io chiamo casa. Perché qui, dove perdi il senso dello spazio e del tempo, dove diventi uno senza nome in un ambiente senza limiti, vedere ciò che conosco su un foglio sottile mi ha portato una profonda, immensa malinconia.

Ho guardato fuori, dove i cicli della vita e della natura sono nascosti dal bianco, dove tutto si muove senza lasciartelo capire. Scorrere quelle pagine che mi ricordano ciò che mi è noto, mi ha catapultato in un dipinto lontano, quello della mia vita, a 16 mila chilometri. Leggendo, ho pensato, non c’è da stare molto allegri. No, decisamente.
E mi sono ricordato di una frase di E.R.P. Vincent, che ho riadattato dopo aver letto tra le righe quegli stessi articoli.

“L’Italia ha un immenso passato, pochissimo presente e, oggi come oggi, nessun futuro”.

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