Un viterbese in Antartide – “La meraviglia dentro una macchinetta fotografica”

Un viterbese in Antartide – “La meraviglia dentro una macchinetta fotografica”

Homepage - Un grande regalo, questo può essere una semplice immagine. E anche porgere una macchinetta fotografica può diventare un dono. Ce lo racconta bene Bruno Pagnanelli in un'altra entusiasmante pagina del diario.

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Un grande regalo, questo può essere una semplice immagine. E anche porgere una macchinetta fotografica può diventare un dono. Ce lo racconta bene Bruno Pagnanelli in un’altra entusiasmante pagina del diario.

 

Volevo condividere una meraviglia e lo faccio con la foto di una delle persone che ammiro di più, una vera forza della natura, uno che se non esistesse bisognerebbe inventarlo. Simone è un sorriso che cammina, un gigante toscano che accende allegria ovunque e che ti regala sicurezza anche nelle situazioni peggiori. E’ un’insieme di C e H aspirate, di verbi desueti, di “mi garba” e di sfottò ora all’uno ora all’altro. 

Oggi Simone è tornato e mi ha portato la sua macchina fotografica. Non si è nemmeno cambiato, perché sapeva che aveva qualcosa di magico. Ha scattato una foto. Mi ha detto: ho aspettato, l’ho cercata. Gliel’ho pulita un po’, gli ho tolto le macchie di polvere e l’ho corretta nei livelli.

Ma non cambia il senso. Ho fatto solo della cosmesi. La meraviglia è tutta lì dentro, dopo tre giorni d’inferno. E’ vero: sono stati tre giorni di vento, neve e buio bianco. Ma poi tutto passa e dal disordine appare un nuovo ordine.

Come qui, adesso, dove un gruppetto di Adelia, rimane quasi stizzito da tanto ardore cromatico. Perché il mare ha aperto un immaginario sipario, mettendo in scena un tappeto di alghe rosse, improponibile nel contesto, quasi irreali, lasciando i pinguini raccolti nell’unico pezzo di ghiaccio bianco, come protetti da questo oltraggio al candore.

Dietro altri effetti. Come quello del vento che ha soffiato violento, facendo rovesciare e frantumare antichissimi blocchi di ghiaccio gli stessi che poi, come fossero offesi per tanta impertinenza e trasgressione, se ne vanno solitari, dipingendo macchie azzurre in un mondo ancora grigio di tempesta.

Simone mi ha offerto un regalo. Lo sapeva quando mi ha dato la sua macchina. Lo sapevo quando l’ho aperta. Continuerò a considerarlo tale anche quando tutto sarà finito. Perché poi, a casa, raccontandolo magari non ci si crede.

(Ph. Simone Brunetti)

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