Un caffè insieme – Eutanasia e Islam

Un caffè insieme – Eutanasia e Islam

Homepage - Miei adorati lettori , oggi vi parlerò di come è interpretata l'eutanasia nell'Islam. l'eutanasia è stata dichiarata legale in Olanda. Negli Stati Uniti, in due stati, è stata portata alle urne, ma è stata una sconfitta, nonostante le pressioni si facciano via via più attive al riguardo. L'Islam ha un'opinione propria e ben chiara sull'eutanasia.

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Miei adorati lettori , oggi vi parlerò di come è interpretata l’eutanasia nell’Islam. l’eutanasia è stata dichiarata legale in Olanda. Negli Stati Uniti, in due stati, è stata portata alle urne, ma è stata una sconfitta, nonostante le pressioni si facciano via via più attive al riguardo. L’Islam ha un’opinione propria e ben chiara sull’eutanasia.

L’inviolabilità della vita umana è un valore fondamentale decretato da Dio in tempi ancor precedenti a Mosè, a Gesù e a Muhammed. Parlando dell’assassinio di Abele da parte del fratello Caino (Caino e Abele sono i figli di Abramo), il 32• verso di Sura La Tavola Imbandita riporta: “Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri Messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”.

L’Islam non riconosce il suicidio come diritto, anzi, lo ritiene una trasgressione. Posto che non siamo i creatori di noi stessi, noi non siamo proprietari del nostro corpo. Il corpo ci è stato affidato per averne cura, per alimentarlo e salvaguardarlo. Dio è il Possessore, è Colui che dà la vita; la Sua prerogativa nel dare e nel togliere non dev’essere violata. Per l’Islam, cercare di uccidersi è un crimine ed è un grave peccato. Il 29• verso di Sura “Le Donne” afferma : “|…| e non uccidetevi da voi stessi. Allah è misericordioso verso di voi”.

Per ammonire contro il suicidio, il profeta Muhammad (pace e benedizione su di lui) ha detto: “Chiunque si uccide con un’arma di ferro dovrà patirla per l’eternità all’Inferno. Chiunque prende il veleno dovrà averlo per sempre nell’Inferno, sorso a sorso. Chiunque si butta giù da una montagna e si uccide, seguiterà a cadere eternamente negli abissi dell’Inferno.

Il codice islamico di Etica Medica, approvato dalla Prima Conferenza Internazionale di Medicina Islamica, dichiara : “L’omicidio per pietà, come il suicidio, non trova appoggio alcuno se non quello della visione atea che ritiene che alla nostra vita sulla terra segue il nulla. Il diritto di uccidere in caso di una malattia dolorosa e incurabile viene negato in quanto non vi è dolore umano che non si posa domare con medicamenti o mediante un intervento neurochirurgico appropriato …” .

Inoltre, esiste una dimensione trascendente nella questione del dolore e della sofferenza. La pazienza e la sopportazione, nell’Islam, sono doti di grande valore e sono veramente ricompensate. Il profeta Muhammad(pbsdl) sostiene: “Quando un credente è afflitto dal dolore, che sia la puntura di una spina o un dolore maggiore, Dio gli perdona i peccati e i suoi torti si staccano da lui come le foglie lasciate cadere dall’albero”. Quando i mezzi per prevenire o alleviare il dolore non bastano, è di grande efficacia fare ricorso alla dimensione spirituale: è d’aiuto per il paziente o la paziente che hanno fede nel fatto che accettare e sopportare un dolore è inevitabile e avrà ricompensa nell’aldilà, sede della vita vera e duratura. Per chi non crede nell’aldilà potrà sembrare intollerabile, ma per chi crede, ciò che non può essere tollerato in alcun modo è la eutanasia.

Esiste una crescente preoccupazione per il costo economico e del mantenimento dei malati incurabili e con disturbi senili, ed è un fenomeno tale che alcuni gruppi pro -eutanasia si sono spinti oltre “il diritto a morire “giungendo al “dovere di morire”. Costoro affermano che, quando la macchina umana superato la propria stagione produttiva, il suo mantenimento è un peso inaccettabile per il segmento produttivo della società, di modo che bisognerebbe liberarsene subito piuttosto di lasciare che si deteriori in modo progressivo.

È una logica estranea all’Islam. I valori stanno al di sopra delle considerazioni di tipo economico. Prestare cura ai deboli, agli anziani, agli indifesi è di per sé un valore tale che le persone dovrebbero sentire il desiderio di dedicare ad esso tempo, sforzi, denaro; a cominciare, naturalmente, dalle cure verso i propri genitori: dal 23• verso al 25 • verso di Sura Il Viaggio notturno si narra: “Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori. Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro “uff!” e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto e inclina con bontà verso di loro l’ala della tenerezza; e di’: “O Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quando ero piccolo”. Il vostro Signore ben conosce quello che c’è nell’animo vostro. Se siete giusti, Egli è Colui Che perdona coloro che tornano a Lui pentiti”.

Poiché tali cure sono ordinate ricompensate da Dio in questo mondo in quello a venire, i credenti non guardano ad esse come un debito, ma come a un investimento. Per un ambito sociale materialistico, che orbita intorno al denaro, questa logica è incomprensibile, ma non è così per la comunità dei fedeli che guarda ai valori e ha senso di consapevolezza di Dio.

Quando i mezzi dell’individuo non sono in grado di coprire le spese delle cure necessarie, l’Islam detta che esse diventino responsabilità collettiva della società; le priorità economiche sono riordinate in modo che i valori occupino il loro posto al di sopra dei piaceri. A tal fine è necessario un requisito previo il radicale : il ri- orientamento morale e spirituale di una società che non si attende a queste premesse.

In un contesto islamico non è usuale che sorga la questione dell’ eutanasia e se ciò accade è scartata poiché illecita dal punto di vista religioso. Il paziente deve ricevere tutto l’appoggio psicologico possibile e la solidale compassione di familiari e amici e anche dei suoi consiglieri spirituali (religiosi). Altrettanto il medico è parte attiva e fornisce le misure terapeutiche per alleviare il dolore. Il dilemma sorge quando la dose di calmante necessaria a palliare la sofferenza si avvicina o supera la dose letale, quella che potrebbe indurre alla morte del paziente. Per evitare situazioni del genere, al medico è richiesta grande capacità, però, da un punto di vista religioso, la questione critica sta nell’intenzione che anima il medico: è uccidere o alleviare? L’intenzione è al di là delle verifiche possibili per la legge, ma, secondo l’Islam, non sfugge all’occhio di Dio che vede sempre tutto.

L’Islam considera obbligatoria la ricerca di terapie mediche per le malattie, come espresso in due Detti (Hadith) del Profeta(pbsdl): “Cercate la cura, o voi siete messi a Dio, perché Dio ha creato una cura per ogni malattia”, e “Il vostro corpo ha dei diritti su di voi”. Quando, invece, la terapia non può più dare speranze di guarigione, cessa di essere obbligatoria. Il principio è applicabile alle terapie chirurgiche e/o a quelle farmaceutiche e, secondo la maggior parte degli studiosi, è valido anche in relazione alle apparecchiature per il sostegno vitale.

Le necessità comuni, che sono un diritto di ogni essere umano e non vengono elencate sotto la dicitura “terapia di cura”, sono considerati in modo diverso. Esse comprendo l’alimentazione, l’idratazione e le comuni cure infermieristiche e non possono essere sospese finché il paziente è in vita.

Il codice islamico di Etica Medica dichiara: “Nella difesa della vita, il medico, uomo o donna che sia, saprà e dovrà comprendere i limiti delle sue funzioni e non oltrepassarli. Se è scientificamente sicuro che la vita non può essere recuperata, allora è cosa futile mantenere diligentemente il paziente in stato vegetativo con mezzi eroici o conservarlo in stato di congelazione o impiegare altri metodi artificiali. Il medico ha come meta il mantenimento del processo della vita e non quello della morte. In ogni modo, il dottore non metterà in atto misura alcuna per porre fine alla vita del paziente”.

Foto Fisioterapy Center

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