Tuscia da difendere, la fine del silenzio e la speranza

Tuscia da difendere, la fine del silenzio e la speranza

Editoriali - Nel clima che si è creato ci sono tutti gli anticorpi per poter sperare nella nascita di un'azione convinta di protezione di questa provincia dal saccheggio e sfregio dell'ambiente.

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Levata di scudi a Montefiascone contro la prospettiva della realizzazione di un sito per i fanghi romani, con tanto di costituito comitato di cittadini contrari e migliaia di firme raccolte.

Il riaccendersi dei riflettori, in maniera schiacciante, sulla Valle del Tevere e sulle tonnellate di rifiuti tossici sversati dieci anni fa in località Pascolaro, a Graffignano. La conferenza dei servizi per la bonifica riunitasi in prefettura e la volontà, di ferro, del sindaco Anselmo Uzzoletti, che intende chiudere la partita una volta per tutte e restituire all’agricoltura e alla comunità ben 50 ettari di terreno oggi potenzialmente contaminati da metalli pesanti.

Un altro sindaco, Bengasi Battisti da Corchiano, che insieme all’avvocato Vanessa Ranieri ha tenuto una conferenza stampa per lanciare l’allarme sul rischio che le circa settecento cave, disseminate nel Viterbese, possano essere riempite di inerti. Il tutto senza adeguati controlli. L’appello rivolto ai sindaci dell’intera provincia a spendersi in prima linea nella tutela delle bellezza, dell’agricoltura e della salute del territorio attivando quella che è stata definita “resistenza normativa legale”.

Poi la notizia delle acque del fosso Freddano diventate improvvisamente nere e nauseabonde, lanciata dall’associazione Viterbo Civica che ha dato l’allarme e avvisato i carabinieri. L’Arpa al lavoro e la magistratura chiamata a stabilire se c’è stato qualche sversamento di rifiuti o fanghi.

Negli ultimi giorni nella Tuscia si sta parlando tanto di ambiente, di potenziali problemi ambientali e di minacce alla salute del territorio e dei cittadini. Ma il dato vero che emerge e che ci preme sottolineare non è tanto l’allarme ma la speranza. C’è speranza e la rottura del silenzio è il primo segnale importante da cogliere, sottolineare e incoraggiare. Perché siamo convinti che quando di un problema si parla vuol dire che sta per accadere qualcosa di significativo. Nel clima che si è creato ci sono tutti gli anticorpi per poter sperare nella nascita di un’azione convinta di protezione di questa provincia dal saccheggio e sfregio dell’ambiente. Perché, e di questo siamo intimamente convinti, non c’è niente di più mafioso del silenzio.

Quando i cittadini sono reattivi a certe situazioni – e il comportamento di Viterbo Civica su quanto accaduto al Freddano è un importante segno – diventa difficile per i malintenzionati pensare di agire indisturbati. E certe cose, come l’interramento o lo sversamento abusivo di rifiuti, è un qualcosa di possibile sono se si ha la certezza che tutti si faranno gli affari propri. Confidando nel silenzio delle persone e nelle difficoltà oggettive, scarsità di uomini e mezzi, delle autorità predisposte alla vigilanza e al controllo. Niente fa più paura ai malintenzionati della nascita di comitati, dell’attivismo delle associazioni a difesa dell’ambiente, delle conferenze e degli appelli come quello lanciato da Bengasi Battisti ai colleghi sindaci.

Diversa è la natura di quanto sta accadendo a Montefiascone, dove parliamo di un’azienda che opera naturalmente nella legalità. Ma anche qui il fatto che i residenti del posto pongano domande, stimolino riflessioni sulle scelte che vengono prese rappresenta una garanzia di tutela del territorio. Le notizie di questi giorni quindi vanno in qualche modo lette come positive. Poteva accadere tutto nell’indifferenza, nell’indifferenza mafiosa per alcuni casi. Così non è stato e ci auguriamo che non sarà mai più.

Foto Fisioterapy Center

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