Tre pietre a porta della Verità per ricordare tre ebrei viterbesi deportati a Auschwitz

Tre pietre a porta della Verità per ricordare tre ebrei viterbesi deportati a Auschwitz

Cronaca - Tre pietre per ricordare tre viterbesi, di religione ebraica, che nel 1944 spariro sui convogli nazisti verso il più noto e terribile campo di sterminio della storia. Un gesto simbolico importante, a memoria di quanto accadde.

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pietra asIl ricordo di tre ebrei viterbesi deportati nel campo di sterminio di Auschwitz sta per diventare tangibile nei pressi di porta della Verità. L’8 gennaio, alle ore 10, l’artista tedesco Gunter Demnig sarà a Viterbo per l’installazione delle pietre d’inciampo in memoria di Emanuele Vittorio Anticoli, Letizia Anticoli e Angelo Di Porto, deportati ad Auschwitz nel 1944.

Le pietre verranno messe davanti alla casa dove abitavano, in via della Verità n. 19. La richiesta è pervenuta all’Associazione ArteinMemoria (presidente Adachiara Zevi – www.arteinmemoria.it) dai Dipartimenti di Studi Linguistico-Letterari, Storico Filosofici e Giuridici (DISTU) e di Scienze dei Beni culturali (DISBEC) dell’Università degli Studi della Tuscia.

Le pietre d’inciampo sono un progetto artistico e memoriale di Gunter Demnig, che all’inizio degli anni Novanta del Novecento si è posto l’obiettivo di installare una pietra d’inciampo in memoria di ogni  persona perseguitata e deportata nei Lager nazisti (deportati razziali, politici, militari, rom, omosessuali e testimoni di Geova) durante la seconda guerra mondiale.Il progetto, nato a Colonia, si è diffuso con velocità ed è entrato nelle memorie nazionali di 17 Paesi europei; nel 2010 è arrivato a Roma e in pochi anni si è esteso ad altre città italiane (tra cui L’Aquila, Prato, Genova, Brescia, Bergamo, Padova, Ravenna, Venezia, Livorno).

L’8 gennaio 2015 arriverà anche a Viterbo. Si tratta di sampietrini che si distinguono da quelli comuni in quanto sulla superficie superiore, che è in ottone, sono incisi i dati biografici (nome e cognome, anno di nascita, anno e luogo di deportazione, anno e luogo di morte) dei deportati. In tutta Europa le pietre d’inciampo vengono collocate nel marciapiede prospiciente le case dei deportati. Le installazioni intendono ridare individualità a chi si voleva ridurre a numero. L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale. L’intento è quello di catturare l’attenzione di chi passa, facendolo “inciampare nella memoria”. Il progetto è dell’artista tedesco Gunter Demnig. E’ arrivato in Italia grazie ad Adachiara Zevi e al suo gruppo. Da anni l’associazione ArteinMemoria, composta da sei soci fondatori, tra cui la stessa Adachiara Zevi e il segretario Elisa Guida, porta avanti questo lavoro.

“Il coinvolgimento dell’Università della Tuscia in questo progetto – afferma il professor Leonardo Rapone, docente di storai contemporanea – deriva dalla proposta rivolta congiuntamente dal Dipartimento di studi linguistico-letterari, storico-filosofici e giuridici e dal Dipartimento di scienze dei beni culturali all’Associazione ArteinMemoria, che cura il progetto stesso delle pietre di inciampo. Abbiamo proposto loro di installare delle pietre anche a Viterbo dove ci furono deportati. I due dipartimenti sostengono anche il costo dell’iniziativa della quale siamo particolarmente soddisfatti sia dal punto di vista sociale che da quello della memoria”. D’accordo con il professor Rapone è il vice sindaco Luisa Ciambella, che aggiunge: “Il Comune di Viterbo ha pienamente accolto questa iniziativa. Già lo scorso anno, in occasione del Giorno della Memoria, durante la deposizione della corona davanti all’abitazione della famiglia ebrea viterbese, pensammo a qualcosa di simile. Un gesto che potesse richiamare alla mente la storia, in particolar modo la storia di questi tre concittadini.

Foto Fisioterapy Center

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