Torna a Nepi la testa di Augusto rubata negli anni ’70, era in Belgio

Torna a Nepi la testa di Augusto rubata negli anni ’70, era in Belgio

Homepage - Era stata rubata negli anni '70 dal museo di Nepi e venduta al Belgio da un antiquario svizzero nel 1975. Il 28 aprile la cerimonia di riconsegna all'Italia della preziosa testa marmorea.

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L’Augusto di Nepi torna a casa. Il reperto archeologico era stato rubato negli anni ’70 e dal 1975 si trovava in Belgio, nel museo del Cinquantenario di Bruxelles.

Proveniente da una collezione privata svizzera, fu acquistata nel 1975 presso un antiquario di Zurigo dal Museo del Cinquantenario – Museo Reale d’Arte e di Storia di Bruxelles, a seguito della sua presentazione in occasione di un’esposizione dedicata a Pompei. Da allora ha troneggiato nella “Galleria dei Ritratti” del Museo, di fronte a un ritratto di Livia e di lato a quello di Druso. Ora la magnifica testa in marmo dell’imperatore Augusto ritornerà a Nepi, nella Tuscia.

 

Il 28 aprile la cerimonia di restituzione all’Italia

La restituzione del reperto archeologico “Testa marmorea dell’Imperatore Ottaviano Augusto” al Comune italiano si terrà presso il Museo del Cinquantenario giovedì 28 aprile, alle ore 11, nel corso di una cerimonia alla quale presenzieranno anche le più alte rappresentanze dello Stato italiano in Belgio.

 

La descrizione della statua

Alta 40,5 centimetri, il marmo doveva far parte originariamente di una statua in toga: lo testimoniano il chiodo di incastro nonché il panno che ricopre la testa fino al collo. Una cavità rettangolare sulla testa potrebbe essere la traccia di un “méniskos”, un supporto metallico che impediva agli uccelli di posarsi sulla statua. L’opera, comunque, è stata lungamente esposta agli elementi, come testimoniato dai danni causati dal deflusso delle acque, soprattutto al vertice del cranio e sul viso.

Leggermente girata verso destra, la testa presenta i tratti di un uomo giovane e magro con occhi molto piccoli. Il taglio dei capelli dimostra che si tratta di una delle prime rappresentazioni di Ottaviano (68 a.C.), il futuro imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.), all’epoca in cui si batteva per recuperare l’eredità di Cesare, suo padre adottivo, prima della decisiva vittoria di Azio (31 a.C.).

Questo ritratto fa parte del tipo “Alcudia” (chiamato anche “tipo Azio” o “tipo d’Ottaviano”). La rappresentazione risente ancora fortemente degli influssi ellenistici, rappresentati dalla tensione dello sguardo e l’inclinazione dinamica della testa entrambi ispirate all’iconografia di Alessandro Magno e dei suoi successori. Ciò che ci viene rappresentato è piuttosto il generale all’epoca delle guerre civili piuttosto che il ritratto, calmo ed idealizzato, degli anni centrali del suo “Principato” (“tipo prima Porta”). L’aspetto “romano” ciononostante non è stato negletto: i tratti sono fortemente realistici e, soprattutto, il giovane Ottaviano è rappresentato togato, la testa coperta (velato capite), e dunque sia come sacerdote (pontifex) che come uomo pio. Una propaganda sottile e complessa, dunque, e ciò a partire dai primi anni della lotta del giovane per la conquista del potere. Le almeno quattro repliche di questo tipo di allestimento testimoniano chiaramente la volontà del futuro Augusto di insistere sulla sua pietas (devozione), senza dubbio particolarmente verso il suo padre adottivo defunto, Cesare, a cui attribuì lo status di divino fin da 42 a.C., divenendo così il Divi Filius.

 

La scoperta del furto

Recentemente, con la catalogazione dei beni in possesso del nuovo Museo Archeologico di Nepi, è stato scoperto che una testa venne rubata agli inizi degli anni ’70: attraverso una vecchia fotografia scattata dall’Istituto di Archeologia tedesco, il togato che ornava allora il portico del Palazzo Comunale della piccola città celebre per le sue acque non era acefala ma sfoggiava un ritratto di Augusto velato.

Il ritrovamento

Una rapida ricerca dimostrò che questa non era altro che la testa del Museo di Bruxelles che quest’ultimo aveva acquistato in piena buona fede, poiché il pezzo non era stato segnalato come mancante. Le autorità belghe e italiane collaborarono immediatamente al fine di fare in modo che l’Augusto ritrovato tornasse al suo posto a Nepi.

La notizia è stata battuta dall’agenzia di stampa Aise.

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