Teatro Unione, il terrore che venga condannato a morte

Teatro Unione, il terrore che venga condannato a morte

Editoriali - Occhio sul sipario dell'Unione e massima attenzione ai movimenti in corso che porteranno all'individuazione del direttore artistico.

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teatroAncora deve aprirsi il sipario del Teatro Unione che è già tutto un cinema. Nei giorni scorsi la visita di Scaparro alla struttura, viene ventilata la sua direzione artistica (almeno per i primi due anni), poi tutto smentito durante il consiglio comunale di ieri.

La sensazione, in realtà è più di una sensazione, diciamo una “spifferata” è che c’è chi in città sta lavorando per preparare il terreno alla direzione artistica di un viterbese. Che c’è di male? Si domanderanno i lettori. In teoria niente, anche perché in città qualcuno che potrebbe avere le carte giuste per giocarsi la partita a un certo livello potrebbe esserci. Il problema è che tale lavoro sembra zappare l’orto a favore di chi tante carte e tanti titoli proprio non li ha.

Questo potrebbe risultare estremamente pericoloso, perché riaprire il Teatro Unione non è certo un giochetto e neppure un buon affare per autoctoni. Diciamo che la direzione di questo importante luogo dovrebbe essere capace di drenare risorse e costruire sinergie con Roma e magari con l’estero. Altrimenti la macchina Unione rischia di non ripartire mai. Insomma il rischio è di fare i soliti “provinciali” e sfasciare tutto, pur di mettere le mani sulla gallina.

Toppare la direzione artistica dell’Unione, appena riaperto, equivarrebbe a una specie di condanna a morte. Non certo una mossa astuta dopo tutti i soldi spesi per rimetterlo in piedi. 

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