T-urbe#20 > Esperimenti di psicogeografia e Paolo Fox

T-urbe#20 > Esperimenti di psicogeografia e Paolo Fox

Blog - Quando Paolo Fox sembra averci capito tutto, anche sull'urbanistica, è arrivato il momento di preoccuparsi. O è solo un caso?

ADimensione Font+- Stampa

 

Una delle mie stupide abitudini prevede la lettura dell’oroscopo di Rob Brezsny su Internazionale. Ogni giovedì, verso le 12, compaiono sulla mia bacheca di Fb una decina di righe che, tra metafore, allusioni e perifrasi dovrebbero farmi capire l’andamento della settimana successiva. Come da copione dopo dieci minuti di orologio ho già dimenticato il fantasmagorico oracolo, ciononostante continuo imperterrita a leggerlo regolarmente (da qui l’evidenza della stupidità dell’abitudine). Ma se la fedeltà verso l’astrologo americano si mantiene su un livello di apprezzamento legato alla qualità della scrittura, quella verso la volpe dell’astrologia italiana è tutt’altra storia. Con quel capello nero lucido e gli occhi da faina, Paolo Fox pare nascosto nell’armadio della camera da letto, pronto a carpire i dettagli dei tuoi movimenti per poi riproporteli nel suo oroscopo, sempre ficcante.

Ma questo che c’entra in un blog legato all’urbanistica?

Probabilmente nulla. Però ho pensato a lui e alla descrizione che fa del mio segno zodiacale quando ho scovato su un sito un articolo che raccontava di app utili per intraprendere delle derive urbane.
La deriva urbana è una tecnica di esplorazione urbana nata nell’alveo della psicogeografia, un metodo di indagine urbana ideata nei primi anni ’50 che insiste sullo studio delle relazioni tra ambiente urbano e psiche. Definita dal lettrista e situazionista Debord come ” lo studio degli effetti precisi dell’ambiente geografico, disposto coscientemente o meno, che agisce direttamente sul comportamento affettivo degli individui”, la psicogeografia utilizza la tecnica della deriva urbana per conoscere e comprendere lo spazio urbano attraverso le sollecitazioni spontanee dell’ambiente, date dal percorrere irrazionalmente dei percorsi e dal trovare accidentalmente e del tutto fortuitamente degli schemi simbolici in grado di raccontare la città da un punto di vista nuovo.
In parole povere, stiamo parlando del “perdersi”.

Fox me l’ha detto chiaro e tondo, la mia quadratura astrale mi ha assegnato alcune caratteristiche caratteriali: precisione, ordine, serietà, perfezionismo, rigidità, pragmatismo e ipercriticità. Una personcina simpatica, insomma. Lasciando stare i moti di rancore che risalgono quando ci penso, il mio segno zodiacale non sembra essere proprio il più adatto a intraprendere una deriva urbana. Quindi, quando ho letto che esistono delle app per essere guidati nell’esplorazione accidentale della città, non ho esitato un secondo a scaricarle.

Sono uscita di casa col telefono in mano, ho aperto Derive App e ho seguito le istruzioni. Sostanzialmente, l’app mi ha geolocalizzato e mi ha suggerito dei compiti da portare a termine, in ordine:
-cercare una cosa antica (facile, visto che stavo dentro le mura di Viterbo)
-seguire un’automobile verde per 2 minuti (ma come si può pretendere un inseguimento se io sto a piedi e la macchina si presume abbia le ruote?)
-cercare una cabina telefonica, telefonare ad un numero a caso e chiedere “come va?” (se vabbè, ciao)
-pedinare due turisti per due isolati (ore 13, San Pellegrino. Io i turisti li ho trovati, ma dopo 5 metri il mio livello di imbarazzo era talmente alto da farmi girare i tacchi)
-zigzagare sulla strada (mi chiedo che significato possa avere questa azione).

Ho completato 1\5 delle azioni suggerite e sono tornata a casa. Sarà colpa dell’inutilità di questa app? Sarà dipeso dal fatto che una deriva è per antonomasia un’azione che non può essere controllata e governata? Sarà perché Fox ci ha visto lungo? Non lo so. Ma se nel futuro vorrò perdermi, lo farò da sola.

 

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune