Spostamento del Sebastiano del Piombo – Marcello Carriero: “Guardate cosa è accaduto alla statua di Santa Bibbiana di Bernini”
Homepage - "Purtroppo a confermare la mia preoccupazione sugli spostamenti “valorizzanti” delle opere d’arte, tra cui quella paventata per Sebastiano del Piombo di Viterbo, c’è un fatto increscioso relativo alla statua di Santa Bibbiana di Gian Lorenzo Bernini della chiesa omonima in Roma". Così interviene il critico d'arte Marcello Carriero sul dibattito aperto su La Fune a proposito dello spostamento della Pietà di Del Piombo sotto i portici di Palazzo dei Priori.
“Purtroppo a confermare la mia preoccupazione sugli spostamenti “valorizzanti” delle opere d’arte, tra cui quella paventata per Sebastiano del Piombo di Viterbo, c’è un fatto increscioso relativo alla statua di Santa Bibbiana di Gian Lorenzo Bernini della chiesa omonima in Roma”. Così interviene il critico d’arte Marcello Carriero sul dibattito aperto su La Fune a proposito dello spostamento della Pietà di Del Piombo sotto i portici di Palazzo dei Priori.
“Durante lo spostamento – continua Carriero – dalla Galleria Borghese alla sua sede originaria, da dove era stata rimossa per una mostra conclusasi nel febbraio di quest’anno, la statua ha perso un dito della mano destra. Quella mano rappresenta, sottolinea Tommaso Montanari su La Repubblica del primo maggio, un virtuosismo berniniano che anticipa il capolavoro della Proserpina della Galleria Borghese. Senza andare a puntualizzare basta pensare, come Bernini d’altronde, che la statua era stata concepita per la nicchia dove abitualmente la vediamo, in dialogo con coeve opere di Pietro da Cortona e Agostino Ciampelli che in quella sede dipinge false statue (o personaggi veri?) in nicchie analoghe a quella del Bernini.
Quest’accerchiamento illusionistico è, di fatto, uno degli episodi essenziali della nascita del Barocco Romano, che molto si regge sulla punta delle dita che s’aggrappano all’aria. Questo triste episodio deve essere un monito, ma anche avviare una riflessione sulla trasformazione dell’esperienza estetica in uno spettacolo incongruo senza curarsi dell’originaria proposta e legittimamente spettacolare e congrua teatralità di Bernini”.
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