Settore edile, Palese (Uil): “Nel Viterbese il 35-40% dei lavoratori non è regolarizzato”

Settore edile, Palese (Uil): “Nel Viterbese il 35-40% dei lavoratori non è regolarizzato”

Homepage - “In provincia di Viterbo il 35-40% dei lavoratori nel settore edile non è regolarizzato o lavora ‘in grigio’, ossia con un part-time mascherato”. A lanciare l’allarme è Francesco Palese, rieletto ieri pomeriggio segretario generale della Feneal Uil Viterbo-Rieti, il sindacato dei lavoratori edili, durante il XVII congresso territoriale svoltosi a San Martino al Cimino in provincia di Viterbo.

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“In provincia di Viterbo il 35-40% dei lavoratori nel settore edile non è regolarizzato o lavora ‘in grigio’, ossia con un part-time mascherato”. A lanciare l’allarme è Francesco Palese, rieletto ieri pomeriggio segretario generale della Feneal Uil Viterbo-Rieti, il sindacato dei lavoratori edili, durante il XVII congresso territoriale svoltosi a San Martino al Cimino in provincia di Viterbo.

“La crisi economica – ha poi proseguito Palese – si potrà considerare finita solo quando si comincerà a non perdere più posti di lavoro e le regole sul posto di lavoro vengono rispettate da tutti”.

“Non solo – sottolinea il segretario generale della Feneal Uil – ma in questi ultimi 4 anni nel settore edile viterbese sono stati persi 500 posti di lavoro, lavorate 300 mila ore in meno e 113 aziende hanno chiuso il rapporto con la Cassa edile di Viterbo”.

La crisi economica ha colpito pesantemente anche i settori collegati all’edilizia con una diminuzione sulle quantità di materiale prodotto.

“Ad esempio – spiega Francesco Palese – il settore lapideo, quello del peperino, ha risentito la diminuzione della produzione, con conseguente accatastamento dei materiali prodotti, e le vendite sono state di poca rilevanza, tant’è che alcune aziende, dopo periodi di cassa integrazione hanno proceduto a licenziamenti del personale. Inoltre, in presenza di un andamento difficile per gli impianti del peperino, nel comparto cemento, vale a dire negli stabilimenti di Montalto di Castro (Italcementi) e Canino (Cemento centro Italia), la produzione è finita e tutti i lavoratori sono stati licenziati”.

“Per quanto riguarda poi il comparto laterizi, le cose non sono andate meglio. A Orte gli operai e impiegati da Edilgori a luglio 2014 erano passati alla nuova azienda Maico che aveva rilevato gli impianti e continuato la produzione. Dapprima con un contratto di affitto e poi con l’acquisto formalizzato a luglio 2017. Tuttavia questo non è andato a buon fine, causa il non pagamento delle spettanze da Maico a Edilgori, di fornitori e competenze ai lavoratori. Ciò ha significato l’abbandono dello stabilimento da parte della Maico con più di 55 famiglie, tra operai e impiegati, lasciati in mezzo a una strada. La vicenda non si è ancora conclusa, ma nel frattempo i lavoratori sono senza stipendio da più di 6 mesi”.

“La crisi economica e finanziaria si è abbattuta pesantemente sulla nostra provincia con conseguenze drammatiche. Oggi più che mai è essenziale la prosecuzione dell’azione sindacale per dar voce ai diritti e alle esigenze dei lavoratori. Non è più possibile, nemmeno immaginare, che la crisi economica la debbano pagare e scontare i lavoratori mentre la classe dirigente del Paese se ne sta lì a guardare e ad aumentare rendite e profitti, come se nulla fosse. È infatti tempo – conclude il segretario della Feneal Uil – che la finanza sia al servizio dell’economia reale. È fondamentale quindi aumentare la tassazione delle rendite finanziarie, introdurre la tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze, combattere ogni evasione, elusione, e frode fiscale e previdenziale e detassare il lavoro dipendente”.

 

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