Serra: «il doppio ruolo di Rossi pone un problema. Proporrò la Carta di Pisa, molto dura sul conflitto di interessi»

Serra: «il doppio ruolo di Rossi pone un problema. Proporrò la Carta di Pisa, molto dura sul conflitto di interessi»

Politica - “Questo doppio ruolo di Rossi, direttore artistico in Caffeina e alleato nell’amministrazione che dovrà finanziare Caffeina stessa, pone un problema. Proporrò di approvare la Carta di Pisa sul conflitto di interessi, questa situazione ci mette in imbarazzo. Caffeina? La cultura è molto altro”

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“Questo doppio ruolo di Rossi, direttore artistico in Caffeina e alleato nell’amministrazione che dovrà finanziare Caffeina stessa, pone un problema. Proporrò di approvare la «Carta di Pisa» sul conflitto di interessi, questa situazione ci mette in imbarazzo. Caffeina? La cultura è molto altro”. Il capogruppo del Pd Francesco Serra interviene a Sbottonati e non le manda a dire al suo alleato Filippo Rossi (Viva Viterbo) che venerdì parteciperà a una iniziativa politica di Forza Italia per parlare di “Rinascimento culturale” organizzata dall’ex sindaco e ora consigliere di minoranza Giulio Marini. “Se è un interlocutore del centrodestra – dice Serra – ce lo faccia sapere. Non può andare lì a relazionare e poi tornare e farlo anche con noi”.

 

Così Rossi si mette fuori dalla maggioranza?

“Si mette un po’ dove si è sempre messo, forse gli serviva un po’ di pubblicità per il Festival..”

 

Perché Rossi va a quell’incontro?

“Rossi ha il disturbo della personalità. Si scinde tra direttore artistico di Caffeina, anche se di artistico Caffeina non ha niente, e presidente del Consiglio. Questa situazione ci pone in serio imbarazzo, pensavamo che il cambio di assessore risolvesse il problema”.

 

Se lo ritenete così inopportuno, perché non gli date un aut-aut “se vai sei fuori”?

“Non sono abituato a darne, ma voglio capire se è un interlocutore del centrodestra. Lui è il principale esponente di Viva Viterbo (alleato del Pd a sostegno di Michelini, ndr) e, tra l’altro, deve capire che la città non è solo cultura. Lo sento afono sui destini di Viterbo. Noi abbiamo il peso di gestirla a partire dal disagio sociale, fino all’urbanistica e alla differenziata. Da Rossi non arriva mai una parola che non riguardi Caffeina o quel che gli gira intorno. Se sta in maggioranza deve avere anche altre idee e non solo queste quattro sulla cultura”.

 

Prima ha detto che Caffeina non ha nulla di artistico, state rivalutando il Festival dal punto di vista qualitativo?

“È una manifestazione estiva di intrattenimento culturale e niente più. La cultura è molto altro, ma va bene così. Non ho mai sentito parlare di formazione culturale, del ruolo della città sulle politiche culturali. Non li ho sentiti parlare di altro che di Caffeina, Festival delle Luci e del Museo del Conclave”.

 

Il Museo del Conclave è uno degli interessi di Rossi?

“Non lo so, non ho ben capito che vogliono fare, ma se ne parla in maggioranza. Niente di male, ma la cultura è soprattutto formazione e dobbiamo parlare del ruolo che deve avere il Comune anche nei confronti anche di altri settori. Non discuto di Caffeina, ma tutto questo tra l’altro sta danneggiando la stessa manifestazione. Questo doppio ruolo di Rossi dentro Caffeina e quello nell’amministrazione che dovrà finanziare Caffeina stessa, pone un problema”.

 

A proposito di questo, la convenzione stipulata tra Caffeina e il Comune di Viterbo non umilia gli sforzi che anche lei ha fatto per approvare il regolamento sui contributi nel settore culturale?

“Certo questo iter è un modo per scavalcare il regolamento. Il problema però per me è quanto si finanzia questa convenzione, non tanto la convenzione in sé. Quindi per evitare problemi e altre polemiche io dico che per me, e tanti altri nella maggioranza, Caffeina non dovrà prendere da noi un euro in più di quanto prendeva con Marini, di quanto ha preso nel 2013”.

 

Chi sta dentro al Palazzo ha una posizione privilegiata perché, potenzialmente, potrebbe riuscire a sapere prima i movimenti dell’amministrazione e partire avvantaggiato nel proporre soluzioni. Questa situazione invita indirettamente gli altri organizzatori di Festival a entrare in politica per acquisire più informazioni?

“No, anzi. Dovrebbe succedere il contrario”.

 

Siete in imbarazzo? Vi sentite di garantire la trasparenza?

“Personalmente mi sento di aver contribuito a spostare Giacomo Barelli dall’assessorato alla Cultura. Comunque per il futuro ho intenzione di proporre un codice etico che coinvolge anche il conflitto interessi: la Carta di Pisa (leggi: che cos’è la Carta di Pisa?), un testo molto chiaro”.

 

 

 

 

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