Seconda guerra mondiale, ecco la storia del “lancio su Vallebona”

Seconda guerra mondiale, ecco la storia del “lancio su Vallebona”

Homepage - Un piccola pagina della seconda guerra mondiale è stata scritta anche nella frazione viterbese di Vallebona. Una storia dimenticata ma fatta di persone del posto che aiutarono sette soldati americani a nascondersi.

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Una storia sepolta nel passato, di cui s’è scarsa memoria. Questa è la storia di dieci soldati americani e del “lancio su Vallebona”. La piccola frazione del Comune di Viterbo è stata protagonista di una pagina della seconda guerra mondiale che meriterebbe di essere ricordata.

L’abbiamo scoperta grazie al lavoro, prezioso, fatto da Mario Di Sorte e in mostra all’interno del Museo di Bolsena. Là dove è custodita la torretta del loro aereo, ripescato dalle acque del lago. Tutto ha inizio con la missione del secondo gruppo bombardieri Usa AF del 15 gennaio 1944.

Prevedeva l’impiego di 38 B-17 “fortezze volanti” suddivisi in due ondate. L’obiettivo primario era il ponte ferroviario di Certaldo, a sud di Firenze, e un’area di smistamento di mezzi militari e truppe tedesche. L’obiettivo secondario consisteva in un’altra area di smistamento presso Poggibonsi.

Gli aree partiti dalla base di Amendola effettuarono una rotta diretta a Nord e, dopo il sorvolo della costa adriatica, rientrarono nell’entroterra fino a raggiungere l’obiettivo. In prossimità di Perugia il gruppo incontrò un intenso e accurato fuoco di contraerea tedesca, che danneggiò sette aerei della prima ondata e 18 della seconda. Alle ore 12,45 il quadrimotore B-17 F del 429esimo squadrone, venne colpito pesantemente dalla contraerea. Con due motori danneggiati si alleggerì delle sei bombe da mille libbre, sganciandole sulle rive del lago Trasimeno e si diresse verso Sud.

Con il mezzo ormai privo di controllo, i dieci membri dell’equipaggio furono costretti a lanciarsi col paracadute e toccarono terra intorno alla zona di Vallebona, nei pressi di Grotte Santo Stefano.

L’aereo, continuando a perdere quota, si inabissò nel lago di Bolsena. Tre di loro vennero catturati dai tedeschi, mentre gli altri sette scamparono alla prigionia, anche grazie all’aiuto degli abitanti locali che li nascosero.

Il comandante William Pedersen atterrò col paracadute a Vallebona su una pianta di ulivo davanti agli occhi del giovane Costantino. Ferito, venne curato e rimase nel casale di Maria e Teresa a Grotte Santo Stefano fino al 26 febbraio del 1944. Poi si trasferì nella grotta di Augusto e vi rimase fino all’arrivo degli Alleati, che giunsero a Grotte il 10 giugno.

La sera del 18 gennaio il secondo pilota Joseph B. Townsend bussò alla porta di Guerrino nel casale di Canepina. A partire dal 24 gennaio rimase nascosto per circa 5 mesi nel casale di Biagio e Giuseppe a Caprarola (località Vaziano), fino all’arrivo degli Alleati che giunsero a Ronciglione il 9 giugno.

Charles Ringler, Ralph Truesdale, Bernard Scalisi e Anthony Brodniak restarono tutti insieme per alcuni giorni. Trovarono rifugio nel Casale di Angelo.

John Sergakis rimase nel casale di Angelo per circa un mese e poi riprese la fuga verso Roma, dove si nascose fino al 5 giugno. Bernard Scalisi e Anthony Brodniak fuggirono insieme dopo il lancio su Vallebona. Si diressero verso Viterbo e poi verso Blera, Tolfa e Civitavecchia. A Tragliata vennero aiutati e nascosti da alcuni pastori. Raggiunsero Roma e riuscirono a scavalcare le mura del Vaticano dove rimasero nascosti.

Ralph Truesdale dopo la fuga rimase a Soriano nel Cimino per circa un mese e poi si diresse verso Sud, arrivando a Tivoli, dove aspettò l’arrivo delle truppe amiche.

Foto Fisioterapy Center

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