Scuole di Viterbo città, cortocircuito politico-amministrativo post terremoto

Scuole di Viterbo città, cortocircuito politico-amministrativo post terremoto

Primo Piano - L'argomento merita approfondite riflessioni, perché è sacrosanto mettere al centro il tema della sicurezza delle scuole ma altrettanto importante, in tempi di vacche magre, evitare di usare soldi pubblici per spese che magari potrebbero non essere così azzeccate.

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Scuole di Viterbo città, cortocircuito politico-amministrativo post terremoto. E’ balzato agli occhi di tutti un fatto piuttosto bizzarro post terremoto di Norcia e legato ai controlli e all’apertura o meno delle scuole viterbesi.

Esattamente i cittadini hanno assistito a due azioni praticamente opposte da parte di Palazzo Gentili e Palazzo dei Priori sugli istituti viterbesi di ogni ordine e grado. Da una parte l’amministrazione provinciale ha provveduto nella giornata di lunedì a fare i controlli negli edifici e, riscontrato l’assenza di danneggiamenti strutturali seri, ha disposto la riapertura già da stamattina. Dall’altra il Comune di Viterbo che non ha effettuato controlli ma organizzato una conferenza stampa per annunciare, urbi et orbi, la decisione di mettere in campo una serie di azioni “pesanti” di verifica. Facendo seguire a questo la disposizione di tenere le scuole di propria competenza chiuse fino a sabato.

Due azioni diverse. Che si traducono in termini monetari in una spesa di circa 10mila euro per i controlli sulle scuole della Provincia (gli istituti superiori), che sono stati effettuati da tre ingegneri specializzati nella tenuta degli edifici in caso di sisma. Il Comune ha invece stanziato la bellezza di 400mila euro. A cosa serviranno? Parole della conferenza stampa alla mano a “verificare lo stato di sicurezza degli edifici con due azioni: verifica agibilità (100mila euro) e valutazione della vulnerabilità sismica (300mila euro)”.

In buona sostanza al contribuente la verifica sulle scuole di competenza di Palazzo Gentili sono costate 10mila euro (per tutta la Tuscia) e quella sulle scuole di pertinenza comunale 100mila più 300mila per un’ulteriore azione più approfondita sulla vulnerabilità sismica.

Una differenza enorme, abissale. Una discrepanza che pone una riflessione. Uno dei due, Provincia o Comune, sta agendo in maniera discutibile. O c’è un eccesso di superficialità da parte di Palazzo Gentili o una reazione eccessiva al sisma da parte di Palazzo dei Priori. La città è infatti la stessa, l’impatto del sisma identico. Perché quindi questa disparità d’intervento?

L’argomento merita approfondite riflessioni, perché è sacrosanto mettere al centro il tema della sicurezza delle scuole ma altrettanto importante, in tempi di vacche magre, evitare di usare soldi pubblici per spese che magari potrebbero non essere così azzeccate.

Sta di fatto che mentre la Provincia ha garantito la prosecuzione del pubblico servizio con la sua scelta, lo stesso non è stato fatto dal Comune. Che fino a sabato terrà chiuse le scuole. Ce n’era veramente bisogno? Se sì allora significa che a cento metro di distanza, in via Saffi, siedono persone di poca coscienza (ci perdonino). Uno dei due ha fatto una cosa non buona, anche se non siamo in grado di dire chi. Magari sta ad altri organi del territorio, che devono vigilare sulla sicurezza pubblica e su come sono spesi i soldi pubblici fornire una schiarita sul caso.

In queste ore sono state anche diffuse foto delle scuole della Provincia con piccole crepe, pannelli sollevati (dal terremoto?). Ci viene difficile credere che i tre ingegneri che hanno effettuato il controllo abbiano deciso di firmare l’ok sull’agibilità se esiste un rischio vero. Allora che sta succedendo a Viterbo? Allora perché il Comune non ha aperto?

Dopotutto Viterbo non è stata classificata come zona colpita dall’emergenza terremoto. E se a Palazzo dei Priori stessero esagerando? Sarà giusto davvero spendere questi 400mila euro? Certo sono un mucchio di soldi. Sono una bella cifra per la sola consulenza. C’è poi d’augurarsi che sia tutto apposto, anche se la conferma di questo significherebbe aver speso la bellezza di 400mila un po’ così. Di questi tempi tanti soldi. Potrebbe essere interessante capire cosa è accaduto in comuni più vicini al sisma tipo Rieti o a distanza simile a quella di Viterbo, tipo Terni. Il confronto è sempre importante. Per esempio a Rieti (leggi qui) le scuole comunali hanno riaperto oggi, in linea con quanto fatto per il Viterbese da Mazzola. Troviamo il fatto piuttosto singolare…

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