Salviamo Erinna! L’avamposto di dignità, la politica e i cittadini. La Fune a Zingaretti e ai consiglieri regionali: “O risolvete o non esistete”

Salviamo Erinna! L’avamposto di dignità, la politica e i cittadini. La Fune a Zingaretti e ai consiglieri regionali: “O risolvete o non esistete”

Editoriali - Penso sempre a Erinna, all'associazione Erinna, con affetto. Nel mio cammino di giornalista di provincia ho avuto modo di conoscere il presidente Anna Maghi e alcune delle altre. Ricorderò sempre la prima volta che, da cronista, ho avuto l'occasione di entrare nella sede che all'epoca stava su Corso Italia. Credo siano passati poco meno di dieci anni. Mi spiegarono con precisione e giusta rapidità, la rapidità giusta di chi lavora e ha da fare, come funzionava la loro azione sul territorio.

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Il centro d’accoglienza di Erinna chiuderà. Chiuderà se Viterbo e la Tuscia in generale non sapranno amarsi, rispettarsi, capire l’importanza che svolge il centro antiviolenza nella sua piena dimensione.

Penso sempre a Erinna, all’associazione Erinna, con affetto. Nel mio cammino di giornalista di provincia ho avuto modo di conoscere il presidente Anna Maghi e alcune delle altre. Ricorderò sempre la prima volta che, da cronista, ho avuto l’occasione di entrare nella sede che all’epoca stava su Corso Italia. Credo siano passati poco meno di dieci anni. Mi spiegarono con precisione e giusta rapidità, la rapidità giusta di chi lavora e ha da fare, come funzionava la loro azione sul territorio.

Mi raccontarono storie di donne che loro avevano abbracciato negli anni. Non fecero un bollettino ma dalle parole mi misero lì sul tavolo sentimenti, lacrime, emozioni. Ricordo che uscii da lì con qualcosa in più addosso e con quel qualcosa nel cuore partecipai alla preghiera degli uomini, diversi anni dopo, davanti agli Almadiani. Partecipai perché me lo chiesero Anna e Valentina, a cui è difficile non volere bene, e perché al momento ritenni, come farei anche oggi, che niente al mondo poteva avere più significato di quel semplice gesto portato a compimento in quella giornata.

Chiude la struttura d’accoglienza, il rifugio. Chiude perché non ci sono i soldi. E questi non ci sono perché Erinna non è riconosciuta dalla Regione Lazio come centro antiviolenza. Un paradosso terribile, che destina il nostro territorio a rimanere nudo di fronte a uno dei crimini più inaccettabili: la violenza, di qualsiasi tipo, sulle donne. Sulle nostre madri, sorelle, fidanzate, mogli, figlie. Violenza su tutti noi, perché il semplice fatto che esista nel nostro territorio il fenomeno è uno stupro alla nostra dignità di uomini.

La Fune rivolge un appello al presidente della Regione Lazio perché Erinna abbia ciò che è giusto. Il riconoscimento e i soldi necessari a tenere vivo il rifugio. Ma anche i soldi e la prospettiva per permettere ad Anna, a Valentina e a tutte le altre che hanno dedicato la loro vita a Erinna il giusto sostegno. Chiediamo al presidente Nicola Zingaretti e ai consiglieri regionali del territorio: Silvia Blasi, Enrico Panunzi, Riccardo Valentini e Daniele Sabatini; di intervenire e risolvere.

Sottolineando che la mancata risoluzione di questa faccenda non solo toglierebbe alla Tuscia un avamposto di civiltà ma dovrebbe essere letto come loro personale ininfluenza sulla difesa vera del territorio stesso, relegandoli nell’incresciosa categoria dell’inutilità. Inutilità che in politica non è contemplabile e che per un uomo o una donna della politica equivale al fallimento e al declino. Utilizziamo parole forti, consapevoli che la vicenda è centrale. Invitiamo tutti i cittadini a mettere in campo idee e risorse per intervenire a sostegno di Erinna. Con le loro forze arriveranno fino ad aprile. In attesa che la politica risolva, cosa che auspichiamo e in cui crediamo, con il piccolo contributo di tanti possiamo rendere alle ragazze di Erinna meno faticosa l’attesa.

 

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