‘Sacro e profano’, la sfida di portare un soffio di stile internazionale

‘Sacro e profano’, la sfida di portare un soffio di stile internazionale

Cronaca - Lo stile contemporaneo dell'allestimento, vuole essere questo il vero punto di forza della mostra 'Sacro e Profano'. Una mostra vera a Viterbo? In sostanza è questa la scommessa del curatore Andrea Alessi.

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image23 dipinti in mostra, una città trasformata in un museo a cielo aperto: Palazzo dei Priori, due chiese e tre musei coinvolti; ma soprattutto un’aria nuova. Questa è la promessa di ‘Sacro e Profano’, l’evento di punta del Natale viterbese. Oggi alle 17 la prova del fuoco (il taglio del nastro), metteremo il dito come il San Tommaso di Salvator Rosa, esposto a Palazzo dei Priori.

Le aspettative ci sono, almeno stando alle informazioni diffuse in questi giorni. Proprio l’allestimento è chiamato a compiere la rivoluzione: quella di una mostra curata con i crismi di quello che accade nelle capitali europee. Ad accettare la sfida Andrea Alessi, che ha realizzato l’operazione con l’aiuto di due architetti.

I quadri esposti sono tutti di artisti viterbesi, compresi in un periodo che va dal ‘400 al ‘700. Il centro di tutto è Palazzo dei Priori (dove oggi si terrà il varo). Si entra dalla scalinata del cortile interno. Subito il visitatore viene accolto dal buio, su cui emergono le opere illuminate a led. Nella cappella Palatina il sacro è rappresentato da l’Incredulità di San Tommaso di Salvator Rosa, trasferita temporaneamente dalla sede del Museo civico e da la Visitazione di Maria a Elisabetta di Bartolomeo Cavarozzi. Il profano è invece rappresentato da Ercole e Onfale di Romanelli (sempre trasferita dal civico), nella sala della Madonna. A curare questi interventi l’architetto Stefano Labellarte.

Subito dopo i visitatori sono accolti dalla luce di una sala regia illuminata a festa. La visita può continuare negli ambienti della sala del consiglio e nel corridoio-pinacoteca.

Altro punto forte del percorso è la chiesa di San Silvestro (piazza del Gesù). All’interno le 14 virtù profane di Palazzo Spreca. Un capolavoro viterbese strappato via dall’edificio storico dove erano collocate dai predoni dell’arte e recuperato nel 2012 grazie a un’operazione della Procura della Repubblica di Viterbo. Il visitatore le troverà sospese, attraverso una struttura in tubi innocenti, a 5 metri d’altezza. Si tratta della stessa altezza dove si trovavano all’interno del palazzo nobiliare di provenienza. Un mix tra antico e moderno, curato dall’architetto Enzo Bentivoglio.

Il percorso arriva al Museo del colle del Duomo, dove si trova la Crocifissione di Cristo tra i dolenti, attribuita alla scuola di Michelangelo. E ancora: nella chiesa del Gonfalone merita attenzione lo Stendardo processionale, di Giovanni Francesco Romanelli, Battesimo di Cristo e Maria Santissima del Riscatto con San Bonaventura. C’è poi il Museo civico con la Flagellazione e la Pietà di Sebastiano del Piombo oltre alla morte di Santa Maria egiziaca di Marco Benefial e il Sacrificio di Polissena di Domenico Corvi. Infine, il Museo dell’Abate a San Martino dove è conservato lo splendido Stendardo di Mattia Preti con il Cristo Eucartistico e San Martino che dona il mantello al povero.

La mostra è in cartellone fino al 31 gennaio. Nel comitato scientifico anche l’ex soprintendente del polo museale romano Claudio Strinati, che ha anche firmato l’introduzione al catalogo. L’iniziativa è promossa dal Comune di Viterbo e patrocinata dalla Soprintendenza e dalla Diocesi.

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