Rifiuti nelle cave dismesse, Battisti e Ranieri lanciano l’allarme

Rifiuti nelle cave dismesse, Battisti e Ranieri lanciano l’allarme

Homepage - La normativa sul recupero delle cave getta un'ombra sull'economia e l'ambiente della Tuscia

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Suona l’allarme cave dismesse nella Tuscia. Un problema profondo e che ancora non è sotto gli occhi di tutti, ma che presto potrebbe colpire due importanti settori: ambiente ed economia. A lanciare l’appello sono in due, un avvocato e un sindaco, ai quali il tema dell’ambiente è sempre stato molto a cuore. Da una parte Vanessa Ranieri, avvocato ambientalista che in passato ha rappresentato il WWF nel processo per la discarica di Malagrotta. Dall’altra Bengasi Battisti, sindaco di Corchiano e presidente dell’associazione Comuni Virtuosi 2015.

Due storie diverse che convergono oggi per lanciare un allarme, quello sulle cave dismesse della Tuscia e la normativa sul recupero delle stesse. Durante una conferenza stampa, questa mattina, i due hanno spiegato i motivi delle loro preoccupazioni. Le varie cave presenti sul territorio, infatti, sono a volte profondissime, tanto da poter accogliere al loro interno interi palazzi. Così profonde da entrare a volte in contatto con falde acquifere, dalle quali dipende l’approvvigionamento idrico di intere zone della Tuscia. Secondo Battisti, infatti, la normativa sulle cave mette a rischio la sicurezza di queste falde. 

L’avvocato Ranieri ha poi spiegato nel dettaglio il problema della normativa, secondo la quale le cave potrebbero essere trasformate in discariche di rifiuti speciali non pericolosi. La norma infatti permette la trasformazione da cava a deposito di rifiuti speciali semplicemente con una lettera di comunicazione. Certificare poi la non pericolosità dei rifiuti spetta al gestore della cava, mentre i Comuni non hanno personale per far fronte ai controlli.

Nella Tuscia, fanno sapere, le cave dismesse sono 700, alcune delle quali così profonde e grandi da entrare nelle viscere della terra. Il pericolo di creare 700 discariche, e non depositi, è concreto e va evitato a tutti i costi. I due hanno infine lanciato un appello ai sindaci della Tuscia a vigilare il loro territorio. Oltre al danno ambientale, infatti, se ne rischia anche uno economico gigantesco, a causa della distruzione delle coltivazioni agricole e della mancata assegnazione dei fondi agricoli della Ue.

Nella sua Corchiano il sindaco si è già attrezzato e ha firmato due ordinanze per mantenere alta l’attenzione. Con la prima è stato sequestrata un’area per la tutela precauzionale della salute pubblica, mentre con la seconda si è deciso che le trasformazioni da cava a deposito dovranno essere vagliate dal consiglio comunale.

 

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