Quintarelli: “Noi corretti e non come Michelini, ma ci siamo abituati”

Quintarelli: “Noi corretti e non come Michelini, ma ci siamo abituati”

Homepage - Intanto i fioroniani sono volati quasi compatti a Bruxelles (qui) allungando ancora i tempi per la risoluzione della crisi e Viterbo rimane nel dimenticatoio.

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Viterbo ora rischia davvero: superato il punto di non ritorno, ma la pace ancora non è stata fatta e i sette dissidenti, oggi è il turno di Mario Quintarelli intervenuto a Sbottonati su Radio Verde, ancora parlano in termini molto duri della gestione amministrativa del sindaco: “Michelini aveva promesso di rimettere il mandato e azzerare tutto, ma non lo ha fatto”. Intanto i fioroniani sono volati quasi compatti a Bruxelles (qui) allungando ancora i tempi per la risoluzione della crisi e Viterbo rimane nel dimenticatoio.

 

Che succede?

“Niente, nulla di nuovo”

 

Niente viaggio a Bruxelles per voi?

“No, noi siamo i cattivi”

 

Ieri l’incontro dei sette?

“Nessuna cosa eccezionale, ci vediamo spesso. Dovevamo programmare l’incontro con il gruppo, ma poi è venuto fuori che il gruppo non c’era perché sono a Bruxelles e rientrano giovedì notte. Vediamo se si riesce a vederci venerdì prima del Consiglio”.

 

L’incontro con il Pd venerdì, poi la maggioranza e alle 15.30 il Consiglio: c’è tempo per fare tutto?

“Non lo so, ma come al solito quel che aveva annunciato il sindaco non è stato mantenuto”.

 

A queste condizioni ci andrete al Consiglio?

“Siamo per andare, vedere la situazione e chiarire alcune questioni. Non siamo entusiasti, non condividiamo le scelte del Partito, ma andremo e vedremo come procedere”.

 

Come mai avete abbandonato la battaglia, facendo una inversione a 180°?

“Non l’abbiamo abbandonata, la battaglia non è stata esclusa del tutto. Aspettavamo le decisioni da Roma, che ha rinviato sempre, poi ci siamo ritrovati così costretti ad aspettare. Inutile che vengono da Roma quando ci saremo messi d’accordo”.

 

Chiederete il vicesindaco?

“Non ci interessano le poltrone. Lo diciamo dall’inizio, noi non volevamo partecipare più. Non puntiamo alle poltrone, anche perché sarebbe da incoscienti in questa situazione”.

 

Quindi quale è la situazione? Rientrate in squadra a fare cosa?

“Non condividiamo quel che ha scelto il partito, voteremo secondo coscienza. Siamo stati sempre corretti, non tutti lo sono stati a partire dal sindaco Michelini, ma ormai ci siamo abituati”.

 

Era così difficile rompere con il partito?

“Il problema era quello di essere cacciati, ci hanno minacciato”.

 

Chi il partito locale o nazionale?

“Partito locale e nazionale alla fine, perché volevamo mandare le cose avanti in maniera migliore in questa città. Siamo stati penalizzati per questo”.

 

Per voi è una sconfitta?

“No, è un senso di responsabilità”.

 

Verso chi?

“Non potevamo lasciare la città in mano ad un Commissario per un anno e mezzo”.

 

Adesso sì, fino qualche giorno fa non era così

“Ci hanno portato fino alla fine dei giorni utili, portandoci a questo punto”.

 

È mancato coraggio?

“No, se no non facevamo quella lettera a dicembre. Però se uno fa parte di un partito deve anche rispettare le direttive”.

 

Ora non c’è il rischio di ri-litigare e quindi di avere un lungo commissariamento?

“È una tregua come tante ne sono state fatte e non porteranno da nessuna parte. Tra un mese saremo di nuovo nella stessa situazione. Il sindaco non ha mantenuto gli accordi, doveva azzerare la situazione, rimettere il mandato e riparlarne?”.

 

Il senso di responsabilità però dov’è? Se andrà a finire così ci sarà un lungo commissariamento..

“In pratica diamo un’altra chance al sindaco”

 

Se il sommo bene è la città e non il partito, a queste condizioni, non era meglio andare al voto a giugno?

“Il partito non ha voluto, se non si riesce a far pace si arriverà a quel che abbiamo detto portando fino in fondo la sfiducia”.

 

Il Pd è più importante di Viterbo?

“Non può essere posta così la domanda, perché non lo è. Ci abbiamo provato. Non è facile far cascare una amministrazione, noi lo volevamo e c’erano i presupposti per farlo, ma non ce l’hanno fatto fare”.

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