Primo sì dal Senato: Viterbo con Toscana e Umbria per la nuova maxi Regione

Primo sì dal Senato: Viterbo con Toscana e Umbria per la nuova maxi Regione

Homepage - Il primo via libera del Parlamento alla semplificazione amministrativa del territorio italiano è stato dato lo scorso 8 ottobre in Senato

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Viterbo con Toscana e Umbria per itàa nuova maxi Regione. Il primo via libera del Parlamento alla semplificazione amministrativa del territorio italiano è stato dato lo scorso 8 ottobre in Senato quando durante la disucssione sulle riforme costituzionali, è stato approvato l’ordine del giorno del democratico Raffaele Ranucci. Un ordine del giorno che prevede la diminuzione delle Regioni da 12 a 20 e che arriva dopo mesi di attesa. Già da tempo infatti se ne parla anche per volontà del deputato Roberto Morassut. Una proposta che circola da un po’ (e che vi avevamo raccontato qui) e che vuole ridurre le aree regionali ed accorparle per omogeneità, per «storia, area territoriale, tradizioni linguistiche e struttura economica». L’idea è quella del risparmio di risorse, di minore burocrazia e di semplificazione amministrativa.

La provincia di Viterbo così si staccherebbe dal Lazio, che invece scomparirebbe del tutto, e formerebbe la Regione Appenninica insieme all’Umbria e alla Toscana. Il Lazio verrebbe smembrato, lasciando Roma Capitale sola insieme al territorio della sua provincia. Rieti finirebbe nella regione Adriatica insieme al sud delle Marche, l’Abruzzo e parte del Molise. Frosinone e Latina invece formerebbero la regione Tirrenica insieme alla Campania.

Ora bisogna aspettare l’approvazione finale della riforma costituzionale, di cui questa dunque sarebbe una parte non poco significativa. Secondo quanto riporta l’Unità in questo articolo il governo però potrebbe intavolare una trattativa con le Regioni. E non è scontato che vada tutto liscio, in quanto le Regioni sono i veri centri del potere politico, dove si decide di molti appalti e di molti soldi.

Secondo i promotori il risparmio, riporta sempre l’Unità, sarebbe di circa 2 miliardi di euro per lo Stato, di cui 400 milioni solo dagli stipendi dei consiglieri regionali. Secondo altri studi grazie ai risparmi sulla sanità si parlerebbe anche di molto più soldi: circa 15 miliardi di Euro. A protestare, sarebbero state ad oggi solo le piccole Regioni che perderebbero discrezionalità. Tra queste il Molise, la Basilicata, il Friuli Venezia Giulia e la Val d’Aosta.

 

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