Pd viterbese, divorzio di vedute tra i “renziani”

Pd viterbese, divorzio di vedute tra i “renziani”

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Ci sono i “renziani” all’Alessio Trani e quelli alla Sandro Mancinelli. In questi giorni è emersa una differenza di vedute e posizioni dentro il contenitore viterbese, guai a chiamarlo corrente, che fa capo al “rottamatore” sindaco di Firenze.

Il tutto è emerso chiaramente nel diverso modo di rapportarsi dei due con il segretario provinciale del partito Andrea Egidi. Non essendo riuscito “a fermare il vento con le mani” – per usare un’espressione colorata ma efficace con cui il consigliere regionale Pd Enrico Panunzi (parte del gruppo che con Fioroni ed Egidi ha sostenuto Cuperlo) ha parlato del successo di Renzi – Egidi si è fatto carico, dopo la sconfitta del suo candidato al nazionale, di lanciare la sfida sul territorio per un partito unitario, oltre il correntismo.

E’ qui che Piazza Democratica, cioè il filone renziano del partito, si è di fatto spaccata. Trani, con un apposito intervento sulla stampa locale, ha raccolto la sfida  “egidiana” riassumendo la sua posizione in una frase: “I benefici di un lavoro in comune saranno per tutti”. Dall’altra parte Mancinelli ha mandato a dire al rieletto segretario locale di “non essere ansioso”, che alla vittoria di Renzi “non si risponde con una foto di gruppo” e che loro, cioè i “renziani” stanno lavorando affinché il Pd viterbese recuperi iniziativa sul territorio. Non certo un messaggio carino alle orecchie di Egidi e che tra le righe dice chiaro: “partito unitario? Mmmm…”. Facendo ancora più sintesi: Trani tende la mano a Egidi mentre Mancinelli la mostra e poi se la infila tra i capelli, alla Fonzie di Happy Days. Un gesto burlesco in voga negli anni Novanta tra gli adolescenti.

Ecco quindi emergere due anime di una stessa componente. Gli “apocalittici” che si ritrovano nelle parole di Mancinelli e gli “integrati” che stanno dentro al Trani-pensiero. Riusciranno a trovare una sintesi? Alla riunione del coordinamento provinciale, chiamato a decidere le cariche del circolo della Tuscia, l’ardua sentenza.

 

 

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