Paura per il futuro delle pozze del Bagnaccio

Paura per il futuro delle pozze del Bagnaccio

Homepage - I frequentatori del Bagnaccio scrivono a Palazzo dei Priori per chiedere di rivedere i criteri disposti nella delibera che determina il bando di gara per la concessione termale. La paura è che ritorni l'abbandono e il degrado del passato.

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Le terme del Bagnaccio hanno tanti amici. A inizio mese un nutrito gruppo, più di cento, di frequentatori dell’area termale ha firmato una lettera spedita al sindaco Michelini e all’assessore Delli Iaconi, dove si dichiarano preoccupati per il contenuto della delibera di giunta che dispone un bando di gara per l’assegnazione della concessione mineraria del posto.

La storia recente delle pozze del Bagnaccio

Una realtà termale risollevata dal degrado e dall’abbandono nel 2013, quando un’associazione ottenne l’affidamento per due anni della concessione termale del pozzo del Bagnaccio. Nel 2015 hanno totalizzato più di 3mila tessere. Una tessera permette di godere pienamente di tutti i confort realizzati per rendere più piacevole il termalismo cosiddetto libero. Costo 40 euro annue.

In questi due anni per la pulizia delle vasche e custodia dell’area sono stati messi in campo 6 posti di lavoro.

I recenti sviluppi

Ad agosto di quest’anno è terminato il tempo dei due anni e attualmente l’associazione continua la gestione in regime di proroga fino a dicembre.

Nelle scorse settimane la giunta ha pensato al futuro dell’area, deliberando un bando di gara con dei precisi criteri. Criteri che hanno fatto scattare dalla sedia tanto i gestori attuali, quanto il “popolo del Bagnaccio”.

La lettera spedita a Palazzo dei Priori

Nella lettera spedita a Palazzo dei Priori sollevano diverse perplessità sui paletti che l’amministrazione comunale intende mettere al bando.

Viene definita come assurda “l’idea di destinare il 70% della portata d’acqua concessa per l’alimentazione di vasche libere; il che porterebbe i costi relativi alla manutenzione del 100% degli impianti a gravare soltanto sul 30% delle utenze, con la conseguenza per l’eventuale aggiudicatario di dover applicare a questa esigua parte di utenza prezzi fuori mercato e in contrasto con le caratteristiche del sito che proprio il Comune riconosce di voler preservare e tutelare”.

Non convince neanche l’intenzione della giunta di fissare come limite di emungimento dell’acqua in due litri al secondo. Soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni, emerse in occasione del tavolo sul termalismo ospitato a Palazzo dei Priori, dove è stato affermato che sarebbe possibile aumentare la portata dell’acqua prelevata al Bagnaccio senza interferire negativamente sull’equilibrio del bacino termale.

L’invito rivolto dai frequentatori è di rivedere i termini predisposti nella gara, sostenendo che mantenere la portata a 2 litri al secondo e chiedere che il 70% di questa venga utilizzato per delle pozze libere impedirebbe di fatto a chiunque di poter partecipare al bando, per l’impossibilità di garantire un’adeguata qualità dei servizi offerti e la costante e necessaria pulizia e igiene delle vasche.

Le paure dei bagnanti e fruitori dell’area termale

Insomma a detta dei bagnanti il rischio che si corre è di non avere partecipanti, perché la gestione alle condizioni decise sarebbe possibile solo rimettendoci. In sostanza il bando genererebbe condizioni che non stanno in piedi dal punto di vista economico. E la paura è sul futuro. Se nessuno si presenterà alla gara cosa accadrà a dicembre? Tornerà tutto nell’abbandono?

Chi ricorda come era prima il Bagnaccio non avrà difficoltà a ricordare le vasche trasformate nelle notti del fine settimana in alcove per l’accoppiamento e durante i giorni in vasche da bagno per i cani. Un ritorno al passato non proprio in linea con la prospettiva di lavorare alla realizzazione di Viterbo città termale.

Foto Fisioterapy Center

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