Parco dell’Arcionello, una sconfitta per la classe dirigente di Viterbo e per la gente comune

Parco dell’Arcionello, una sconfitta per la classe dirigente di Viterbo e per la gente comune

Politica - Dal 2008 è tutto fermo. Viterbo sognava di avere un parco capace di disegnare una città diversa e invece si è ritrovata con un pugno di mosche, anzi di rovi.

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Dare un futuro a una città significa immaginarne un’evoluzione. Una parte del futuro, al momento andato in fumo, della città dei Papi passa per la storia del parco dell’Arcionello. La storia di un aborto, un’idea geniale – sicuramente innovativa  – sprofondata nella palude della politica e di una classe dirigente locale inadeguata.

 

Nel 2008, dicembre, la Regione Lazio riconosce che questo polmone di verde, che scende dalla Palansana a via Genova, è da tutelare. La misura è stabilita con un’apposita legge che non ha di fatto prodotto alcun risultato concreto. Da quel dicembre a oggi non è successo nulla. Il parco è di cartone. La Provincia di Viterbo, individuata come ente gestore di questa partita (da condurre in abbinata con il Comune di Viterbo, considerando la natura di parco urbano del tutto) sembra non avere particolare interesse a portare a casa un qualcosa di concreto. Stesso discorso per Palazzo dei Priori, dove il parco dell’Arcionello sembra non appassionare affatto.

 

COSA SIGNIFICA RECUPERARE QUESTA ZONA

 

Realizzare il parco dell’Arcionello significa ridisegnare il volto della città dei papi. Si andrebbe a sistemare e rendere fruibile un’area verde collocata a 200 metri in linea d’aria da un tessuto urbanistico di livello europeo. Nella prima parte, quella più prossima a via Genova, si andrebbe a realizzare un vero e proprio parco urbano: percorsi ginnici, zone per lo sgambamento dei cani, luoghi di incontro, etc. Un’azione che darebbe respiro anche ai quartieri più prossimi, attualmente compressi in una gabbia di cemento. 

 

Nella parte più a monte invece si andrebbe a istituire un parco medioevale. Stiamo infatti parlando della zona dove si trova l’ex cava Anselmi e le cascate. Qui sono presenti diversi reperti di archeologia industriale. Una di quelle robe che in genere “manda al manicomio” i turisti del nord Europa che vengono in Italia. 

 

Compiere queste due azioni significa immaginare e concretizzare un progetto di città che attualmente manca. Significa aprire a investimenti e attivare circuiti capaci di generare posti di lavoro. Significa anche migliorare la qualità della vita della gente che vive a Viterbo, migliorare la percezione propria della città e aprire spazi di incontro e confronto.

 

LA DOMANDA

 

Perché i nostri amministratori dal 2008 a oggi hanno tenuto tutto fermo al palo? Perché è stata, forse ad arte, fatta calare l’attenzione sulla vicenda del parco dell’Arcionello? Perché nell’ultima campagna elettorale nessuno dei candidati in lizza ha toccato l’argomento?

 

Torneremo presto a parlare di questo argomento. Cercheremo di capire cosa è successo nel passato e cosa sta accadendo. Andremo a valutare se ci sono modi per recuperare questo polmone verde abbandonato e ridotto a giungla. Intanto chiediamo a Provincia e Comune, a Marcello Meroi e Leonardo Michelini, che posizione avete? Ve ne laverete le mani o farete qualcosa per dare a Viterbo un’occasione in più?

 

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