Palazzo dell’Abate (via San Pietro), il terremoto pone più forte l’urgenza di restauro

Palazzo dell’Abate (via San Pietro), il terremoto pone più forte l’urgenza di restauro

Homepage - Si tratta dello stabilile di via San Pietro, di proprietà comunale, su cui da tempo La Fune sta portando avanti una campagna di stampa affinché venga presa in considerazione, da parte dell'amministrazione, la necessità e urgenza e opportunità della sua sistemazione.

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Palazzo dell’Abate, interdetto l’accesso. Così ha disposto il Comune di Viterbo a seguito del recente forte sisma nel Centro Italia, chiaramente avvertito anche nel capoluogo della Tuscia.

Si tratta dello stabilile di via San Pietro, di proprietà comunale, su cui da tempo La Fune sta portando avanti una campagna di stampa affinché venga presa in considerazione, da parte dell’amministrazione, la necessità e urgenza e opportunità della sua sistemazione.

“Si è ritenuto dover interdire l’accesso al Palazzo dell’Abate, meglio noto come palazzo di Donna Olimpia in via San Pietro, finché non saranno portati a termine tutti i rilevamenti e i controlli necessari a garantire una sicura fruibilità degli ambienti”, si legge in una nota a firma del sindaco Leonardo Michelini.

Ma la verità, sotto gli occhi di tutti, è che il palazzo è in condizioni inaccettabili e di precarietà da diverso tempo. Come testimonia il fatto che da mesi via San Pietro è stata abbruttita da transenne che costeggiano l’edificio e puntano a prevenire danni a persone o cose in caso di crolli.

Poche settimane fa scrivevamo su questo giornale: “Una lunga fila di transenne accompagna, a un metro di distanza, la linea dei palazzi di via San Pietro. Una scena eterna, che si proietta da mesi nelle retine di residenti e passanti. C’è pericolo di caduta di intonaco del palazzo dell’Abate, che tra l’altro ospita una serie di associazioni.

La struttura è di proprietà comunale anche se sembra di fatto essere “roba di nessuno””.

Le frequenti scosse però rischiano di compromettere seriamente la tenuta dell’edificio e impongono con maggiore urgenza l’apertura di una riflessione sul suo destino. Questione che dovrebbe interessare il sindaco Michelini, la giunta e l’intero consiglio comunale. Chissà se almeno qualche consigliere, anche d’opposizione, prenderà in considerazione quanto da lungo tempo stiamo segnalando.

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