Nuovi tesori emergono dalle terre di Barbarano Romano, trovata sepoltura di una nobildonna etrusca con ambra proveniente dal Baltico

Nuovi tesori emergono dalle terre di Barbarano Romano, trovata sepoltura di una nobildonna etrusca con ambra proveniente dal Baltico

Homepage - Mentre veniva rimosso l’ultimo strato di calcare che chiudeva la tomba, è tornato alla luce un piccolo oggetto scintillante di color verde: era una fibula di bronzo, vale a dire una spilla per chiudere un abito. Si è subito capito che la tomba, che risale a circa 2700 anni fa, era intatta.

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Il parco archeologico accademico auspicato dall’amministrazione comunale capitanata dal sindaco Rinaldo Marchesi comincia ad essere realtà.

La oramai triennale collaborazione accademica con la Virgil Academy e la Bailor University dimostra come le attività di ricerca archeologica possono offrire maggiori opportunità di ricerca e studio per le giovani generazioni nonché favorire un turismo di comprensione ossia con un linguaggio che sia comprensibile a tutti.

“Il ritrovamento della tomba di una “nobildonna etrusca” è un valore di testimonianza che la strada intrapresa anni fa – dichiara il sindaco Marchesi – è quella giusta. Ora dobbiamo lavorare per far riconoscere la necropoli di San Giuliano un’area accademica universitaria per la ricerca e studio questo è il risultato che dobbiamo perseguire non disgiunto dal favorire il maggior turismo alla conoscenza di nuove e appassionanti scoperte”.

Il progetto di ricerca archeologica di San Giuliano è nel bel mezzo dell’incredibile e produttiva terza stagione di scavi. La collaborazione tra la Baylor University, Virgil Academy, Soprintendenza Archeologica della Provincia di Viterbo e Etruria Meridionale, e il Comune di Barbarano Romano, ha messo le basi per scoperte significative. È stato condotto uno studio sulle necropoli di San Giuliano, di cui mancava una planimetria complessiva, operando in alcuni settori selezionati. Ma gli scavi hanno indagato anche la fortificazione medievale sul pianoro di sommità di San Giuliano.

Da questa ricerca è emersa una veduta d’insieme sulla vita, l’economia e le credenze religiose delle persone che vissero a San Giuliano nel periodo tra l’ottavo secolo a.C. e il tredicesimo secolo d.C. Grande impressione ha suscitato poi l’importante scoperta che la squadra di Baylor ha fatto a metà di giugno. L’intenzione complessiva della missione archeologica era, infatti, di indagare la storia della regione in un lungo lasso di tempo. E per tale ragione si era alla ricerca di testimonianze del primo periodo etrusco.

Dai rilevamenti sulla cima del San Simone, una delle cinque colline che circondano San Giuliano, è stata identificata una possibile tomba etrusca in un’area conosciuta per aver ospitato altre sepolture utilizzate tra la fine del periodo villanoviano e l’inizio di quello etrusco. Ci si aspettava che tutta la zona fosse già stata saccheggiata nel passato dai profanatori di tombe.

I primi due giorni di scavi sembravano, infatti, confermare che le tombe fossero in effetti già state tutte devastate. Verso la fine della terza giornata, invece, si è capito che in questo caso fortunato il disturbo era stato causato da lavori agricoli del periodo post-medievale, che, però, non avevano raggiunto la sepoltura vera e propria.

Mentre veniva rimosso l’ultimo strato di calcare che chiudeva la tomba, è tornato alla luce un piccolo oggetto scintillante di color verde: era una fibula di bronzo, vale a dire una spilla per chiudere un abito. Si è subito capito che la tomba, che risale a circa 2700 anni fa, era intatta.

Le tombe come questa erano dei monumenti costruiti su misura dalle persone che amavano o erano vicine ai defunti e con esse si comunicava a tutta la società l’importanza di quella famiglia. Secondo il pensiero del direttore dello scavo, Davide Zori, il lavoro degli archeologhi è far sì che questi resti silenziosi parlino di nuovo, anche per dare una voce a quei morti e alla società in cui vivevano.

I resti dello scheletro erano in stato precario, però sono stati trovati dei frammenti e delle tracce sottili di ossa, così come denti abbastanza ben preservati e una parte della mascella. Da tali resti si può affermare che la sepoltura apparteneva a una donna adulta. Gli oggetti, in particolare i ciondoli di ceramica e le sette fibule di bronzo, aiutano a riconoscere il sesso femminile della defunta. Gli oggetti di bronzo recuperati sono meravigliosi, una fibula attaccata ad una catenella di larghi anelli ed un’altra che include un disco circolare di ambra importata dalla regione del mar Baltico.

Sono stati anche recuperati dalla tomba 13 vasi di ceramica interi, ciotole, bicchieri, due coppe, una giara trilobata di ceramica depurata, una coppa semisferica di color marrone con due manici, e una grande ciotola con segni di riparazione antica.

Durante la sepoltura questi oggetti erano deposti nella tomba come dono che doveva accompagnare la donna morta nell’altro mondo. Le ceramiche possono collocarsi in un periodo che va dalla seconda metà dell’ottavo secolo a.C. alla prima metà del settimo secolo a.C., quindi si può dire che la tomba è stata assemblata tra l’età etrusca e villanoviana.

Il lavoro su questi oggetti e sulle ossa di questa donna del primo periodo etrusco di San Giuliano è solo all’inizio. Questi reperti promettono di rivelare nuovi approfondimenti sul periodo in cui la civiltà etrusca è emersa.

 

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