Michelini e Freud. L’idea di città inizia a delinearsi, ma la squadra è lenta

Michelini e Freud. L’idea di città inizia a delinearsi, ma la squadra è lenta

Editoriali - Cosa è accaduto all'interno della maggioranza Michelini? Il discorso del museo civico sembra segnare un cambio di marcia psicologico. Servirebbe Freud per capire.

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era micheliniLeonardo Michelini è un ingegnere e imprenditore prestato alla politica. Aveva promesso un’idea di città in campagna elettorale e a oggi, dopo un anno e mezzo, si fatica a vederla. L’opposizione si sta “ringarzullendo” per questo e ogni occasione è buona per pressare e mandare in difficoltà. Le recenti dichiarazioni di Paolo Bianchini: “Ogni momento è giusto per dare la spallata a questa amministrazione”, sono chiare. 

Ma la città promessa c’è o non c’è? Ce lo siamo chiesto, tante volte, in questi mesi. Sicuramente serve tempo, ma l’apertura del museo civico sembra aver mutato qualcosa. Non tanto perché sono stati rispalancati i portoni di questo pezzo importante di città. La cosa che forse non è stata sottolineata a dovere dalla cronaca cittadina è l’atteggiamento con cui il primo cittadino si è presentato giovedì scorso a piazza Crispi. E’ lì che ha pronunciato un discorso, azzeccato, che qualcosa dovrà pur significare. “Oggi inizia l’era Mihelini”, è stata la frase più decisa. 

Il suo fido Delli Iaconi ha parlato dell’importanza di avere fiducia. E parlando con altri pezzi della macchina Michelini le parole d’ordine sembrano essere diventate: fiducia, speranza, fare, ottimismo. C’è nella psicologia del sindaco, o almeno così pare, un cambio di marcia. C’è anche un atteggiamento meno buonista verso i suoi predecessori. Con tanto di slogan a rimarcare il tutto: “Finalmente il museo”. A cui, è stato annunciato, seguiranno altri “finalmente”.

E che cosa è questo se non il tentativo di rimarcare, a livello di comunicazione, una discontinuità positiva (il tempo ci dirà se reale o solo chiacchierata) rispetto al passato. Insomma i Michelini boys sembrano andati dallo psicanalista e trovato un nuovo modo di stare al mondo dell’amministrazione comunale.

Torniamo però all’ingegnere. Come tale Michelini dovrebbe avere l’ossessione della funzionalità e delle meccaniche. E’ questo che ci porta dentro alla tanto annunciata pietanza del rimpasto di giunta.

Un ingegnere non può non rendersi conto che una macchina farraginosa rischia di far crollare i sogni di costruire una nuova Viterbo. E’ così che il rimpasto diventa necessario. Se non di uomini almeno di ridistribuzione di deleghe. Ci sono alcuni pedoni della giunta che hanno così tanti incarichi, e di una tale complessità, che nemmeno Superman riuscirebbe a farvi fronte e altri che sembrano sedere in panchina.

Foto Fisioterapy Center

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