“Mattatoio 22”, la Biblioteca entra nel mondo dell’arte

“Mattatoio 22”, la Biblioteca entra nel mondo dell’arte

Homepage - Che c’entra una biblioteca con una mostra d’arte? C’entra, c’entra perché parafrasando un antico slogan “tutto fa cultura”. Letteratura, poesia, architettura, cinema e adesso anche pittura. E allora si parte in grande stile con un progetto “site specific” di Beppe Madaudo, artista palermitano tra i maggiori esponenti dell’arte italiana contemporanea che ha realizzato diverse opere, modellandole direttamente sulla location che le avrebbe ospitate: l’ex Mattatoio di Valle Faul

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mostra 2Che c’entra una biblioteca con una mostra d’arte? C’entra, c’entra perché parafrasando un antico slogan “tutto fa cultura”. Letteratura, poesia, architettura, cinema e adesso anche pittura. “E’ l’inizio di un nuovo segmento linguistico” sintetizza il commissario straordinario del Consorzio Biblioteche, Paolo Pelliccia. E allora si parte in grande stile con un progetto “site specific” di Beppe Madaudo, artista palermitano tra i maggiori esponenti dell’arte italiana contemporanea che ha realizzato diverse opere, modellandole direttamente sulla location che le avrebbe ospitate: l’ex Mattatoio di Valle Faul, luogo simbolo della Fondazione Carivit, un’altra istituzione (vale la pena sottolinearlo sempre) costantemente vicina alle iniziative culturali viterbesi (quelle di valore, beninteso).

Alla presentazione ufficiale, Beppe Madaudo, il sindaco Leonardo Michelini, il presidente della Fondazione Carivit Mario Brutti e  l’ideatore della rassegna Paolo Pelliccia. Si comincia venerdì prossimo (vernissage alle 18) e si va avanti fino al 12 marzo con “Mattatoio 22” (il numero è semplicemente il civico della location). “Tutto nasce – spiega l’artista – dalla lunga amicizia che mi lega a Pelliccia. A Viterbo ho già esposto in due circostanze le mie opere, ma quando ho potuto visitare le sale ho pensato a qualcosa di particolare che si legasse in maniera intima a ciò che in questi luoghi si faceva in passato. Io sono un ‘faber’, cioè uno che costruisce e pensa con le mani”.

Nasce così l’idea di realizzare un toro e di sezionare il quadro in tanti pezzetti (dovrebbero essere 88, per la precisione), ognuno dei quali “potrà essere acquisito da chi lo vorrà – sempre Madaudo – perché possa essere condiviso perché l’accesso alla cultura e all’arte deve essere universale”. La performance è in programma proprio il giorno dell’inaugurazione. In esposizione oltre a molti quadri di animali (farfalle, tigri, rinoceronti, zebre) anche altri dipinti di personaggi. Ma ce n’è uno in particolare che rappresenta il tema della rassegna: quello di San Benedetto il Moro, copatrono di Palermo. Uno schiavo negro, proveniente dall’Africa centrale, divenuto frate. Lo ricorda in un videomessaggio anche il sindaco del capoluogo siciliano Leoluca Orlando. “Di Benedetto fu ritrovato il corpo incorrotto, ma privo della testa. Quando l’ho dipinto per il volto mi sono ispirato alla figura di un pastorello di un presepe napoletano”, racconta Madaudo. Già perché il “fil rouge” della mostra è il diritto inalienabile alla mobilità internazionale, sancito fra i diritti universali dell’uomo. In esposizione anche un divano realizzato dal maestro palermitano sul quale ci si potrà sedere ed essere fotografati per diventare così parte integrante dell’opera stessa.

Nel corso del periodo di apertura, anche due eventi collaterali: il 3 marzo alle 17,30 il critico d’arte Claudio Strinati parlerà di Raffaello; il 7 alla stessa ora la giornalista culturale Lauretta Colonnelli presenterà il suo nuovo volume “Cinquanta quadri. I dipinti che tutti conoscono. Davvero?”.

“Rendere accessibile ai cittadini la Cultura in ogni sua forma – conclude Paolo Pelliccia – è la missione del Consorzio Biblioteche e quindi allargare la nostra attività al campo artistico è diventata una scelta precisa e necessaria. L’organizzazione di mostre d’arte si affianca all’intensa attività della Biblioteca  che dal libro all’educazione, all’attualità e alla progettualità per il territorio, spazia nei vari campi del sapere per offrire ai cittadini quello stimolo a pensare e a vivere consapevolmente che è l’obiettivo ultimo di ogni istituzione culturale”.

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