Marini: “Alla prefettura preme tanto la decadenza di Moltoni, tre solleciti in una settimana”

Marini: “Alla prefettura preme tanto la decadenza di Moltoni, tre solleciti in una settimana”

Homepage - "Abbiamo avvertito i nostri partiti di riferimento delle situazioni che stanno avvenendo qui nel capoluogo della Tuscia e ognuno si assumerà eventuali responsabilità", così Giulio Marini sulla partita di Viterbo.

ADimensione Font+- Stampa

Differenze di vedute tra minoranze e i sette del Pd sulle tempistiche per andare dal notaio e garantire il voto a giugno, in caso d’impossibilità di ricomposizione della crisi. Ecco cosa ne pensa Giulio Marini.

 

Marco Volpi, dei sette, dice che è possibile andare dal notaio anche dopo giovedì 18. Lei aveva indicato invece quella data come limite. Come stanno le cose?

“Penso che tutte due le parti del Pd in gioco sono d’accordo per sgombrare della loro presenza dopo il 18, questo per evitare di andare al voto quest’anno. Vogliono andare alle urne nel 2017. Li accomuna il dato di un anno e qualche mese di commissariamento. Su questo elemento sono d’accordo, ognuno nella propria trincea ma in sintonia su questo”.

Se ti dicessero lunedì andiamo dal notaio?

“Se ci sono i tempi andiamo. Quando abbiamo detto il 18 febbraio è perché abbiamo idea che per essere tranquilli servano sei-sette giorni per avere la nomina del commissario. L’ipotesi era che in questi giorni si potesse fare il decreto del ministero. Nessuno impedisce che il decreto possa essere fatto anche in tre giorni. Se entriamo nel commissariamento per le elezioni quest’anno noi possiamo aderire. Altrimenti no. Se la prospettiva non è più quella del voto a giugno si apre un’altra partita politica, è questione di progettualità sulla città. E’ folle pensare a 14 mesi di commissario, con una Viterbo che ha necessità di fare delle scelte”.

Come fate a essere sicuri che se andate dal notaio lunedì va bene?

“Diventa una scommessa complicata da fare. Tutto dipenderebbe dalla rapidità dell’esecuzione che deve essere fatta dalla Prefettura e su questo non sono per nulla tranquillo. Per questo abbiamo avvertito i nostri partiti di riferimento delle situazioni che stanno avvenendo qui nel capoluogo della Tuscia e ognuno si assumerà eventuali responsabilità. La partita di Viterbo è a oggi controllata a livello generale, non solo dai parlamentari del Pd. Ognuno deve fare la propria parte in maniera corretta e serena e se la garanzia istituzionale non c’è più ognuno si assume le proprie responsabilità”.

Sposetti ha detto una cosa grave. Ci sarebbero rapporti “poco formali” tra Comune e Prefettura. Che significa?

“Non so se questo è vero, Sposetti avrà i suoi motivi per dire quello che ha detto. Io dico una cosa, dato che ho le carte in mano. Ho carte che riguardano l’attenzione della prefettura sul punto all’ordine del giorno del consiglio comunale che riguarda la pratica di decadenza Moltoni. La prefettura ha inviato tre note in pochi giorni per sollecitare. La prima nota è stata inviata il 2 febbraio, ne segue una del nove e un’altra del 10. In tutte e tre le volte chiedono spiegazioni sul perché il punto non sia stato ancora trattato”.

Non ci crediamo. Tre note in una settimana sulla stessa cosa? Non è vero

“Confermo: il 2, il 9 e il 10. Tre note della prefettura inviate al Comune in cui si chiede spiegazione su come mai il punto Moltoni non viene trattato. Io parlo solo con le carte sulle mani. Come se in città ci fosse solo questo di problema. Come se il bilancio di previsione non fosse stato trattato oltre tempo massimo. Finchè accadono queste cose non stiamo tranquilli”.

In che senso il bilancio?

“Non è stato approvato nei tempi dovuti e la prefettura, in quella circostanza, ha mandato una lettera al Comune in maniera poco rapida per sollecitare il bilancio. Sul caso Moltoni invece c’è un’attenzione molto particolare. Credo che sia un pochino arbitraria l’invasione di campo delle istituzioni in questo modo”.

 

 

(In caso di uscita dal consiglio di Francesco Moltoni entra in consiglio comunale Claudio Mecozzi, fedelissimo di Michelini. Un cambio significativo per gli equilibri politici in consiglio comunale. Attualmente infatti Michelini non ha i numeri per decidere in consiglio. L’algebra di Palazzo dei Priori dice infatti che le minoranze hanno 13 voti a disposizione, esattamente quanti la maggioranza. Uscendo Moltoni ed entrando Mecozzi il rapporto sarebbe 12 a 14, questo permetterebbe a Michelini di governare il consiglio con il sistema della seconda convocazione. N.d.r.)

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune