Mancato decollo turistico della Tuscia, un peccato di sistema

Mancato decollo turistico della Tuscia, un peccato di sistema

Homepage - mentre altre provincie italiane hanno preso il largo e trovato fortuna battendo queste strade, gli umbri e i toscani hanno realizzato addirittura un modello, i viterbesi sono rimasti al palo. Una riflessione.

ADimensione Font+- Stampa

Il mancato decollo del territorio della Tuscia in uno dei settori che più avrebbe ragione di esistere nell’economia locale: il turismo; è figlio di un approccio spesso, quasi sempre, sbagliato che va avanti da decenni. Così mentre altre provincie italiane hanno preso il largo e trovato fortuna battendo queste strade, gli umbri e i toscani hanno realizzato addirittura un modello, i viterbesi sono rimasti al palo.

Riproponiamo una riflessione inviataci dal lettore Giovanni Fonghini, che ci aiuta a ragionare su questo fatto.

“Non ci facciamo riconoscere”, diceva Alberto Sordi nel film “Crimen” del 1960. Una frase che si adatta bene per descrivere lo stupore, di cui hanno scritto i media locali viterbesi e il Corriere della Sera nella pagina romana, nato in seguito all’installazione a Viterbo dei nuovi totem turistici redatti in una lingua inglese non troppo corretta.

C’è una strana misteriosa regola, per cui Viterbo e la provincia, a dispetto di un territorio bello e interessante, continuano ad avere un rapporto contrastato con la promozione turistica e, in questo specifico caso, con la comunicazione. La città di Viterbo e la sua provincia sono apprezzate da molti estimatori, illustri e non.

Ma al loro apprezzamento non ne corrisponde uno della stessa intensità da parte dei viterbesi, intendendo sia gli abitanti di Viterbo capoluogo che quelli dell’omonima provincia. Il fatto dei nuovi totem turistici non è un episodio singolo, fa parte di un quadro più ampio. Un quadro che denota la scarsa capacità del territorio a promuovere efficacemente con gli strumenti più adatti le bellezze e i prodotti tipici, non solo del comparto agroalimentare. Quasi mai si riesce a fare sistema, gioco di squadra, a studiare e mettere in campo questa o quella iniziativa attraverso una programmazione temporale sul lungo periodo.

La concorrenza agguerrita nella promozione turistica di territori abbastanza simili alla Tuscia, anche per ciò che riguarda i target destinatari dell’offerta, non si può più affrontare se ogni singolo comune porta ancora avanti le proprie iniziative ognuno per suo conto e, spesso, facendosi la guerra tra vicini. Ad onor del vero qualche caso lodevole di “fare sistema” lo si è realizzato. Parlo ad esempio del marchio di qualità “Tuscia Viterbese”, di proprietà della Camera di Commercio di Viterbo.

Il marchio collettivo, oltre ai prodotti e ai servizi che possono fregiarsi del riconoscimento, da alcuni anni identifica e unifica pure la comunicazione delle Feste del Vino, che nel periodo estivo, tra luglio e agosto, organizzano 9 comuni della provincia. Prima della nascita del marchio ogni comune promuoveva singolarmente la sua festa. In ordine sparso si parte già sconfitti. Facciamo tesoro e impariamo a fare le cose da chi le sa fare meglio di noi da molto tempo, promuovendo i comprensori turistici.

Impariamo a comunicare e non si abbia paura ad investire risorse finanziarie nella pubblicità, salvo poi pentirsi di non averlo fatto a manifestazione conclusa. Così come, e non vado molto indietro nel tempo, parlo del dicembre ’13, avvenne con l’esposizione di due prestigiose tavole di Sebastiano del Piombo a Viterbo, nel Palazzo dei Priori”.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune