Mammagialla, esposto del Garante: “detenuti picchiati dagli agenti”

Mammagialla, esposto del Garante: “detenuti picchiati dagli agenti”

Homepage - VITERBO- Un altro suicidio in questi giorni al carcere Mammagialla di Viterbo. Un ragazzo di 21 anni di nazionalità egiziana ha deciso di mettere fine alla sua giovane vita impiccandosi in cella di isolamento. Avrebbe finito di scontare la sua pena i primi di Settembre.

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VITERBO- Un altro suicidio in questi giorni al carcere Mammagialla di Viterbo. Un ragazzo di 21 anni di nazionalità egiziana ha deciso di mettere fine alla sua giovane vita impiccandosi in cella di isolamento. Avrebbe finito di scontare la sua pena i primi di Settembre.

Qualche mese fa lo stesso detenuto venne ascoltato  dal Garante dei detenuti di Lazio e Umbria, Stefano Anastasìa, che dopo aver ascoltato il suo racconto, ha deciso si presentare un esposto alla Procura viterbese. L’accusa da parte del detenuto è quella di violenza da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria che gli avrebbero procurato lesioni gravi che il ragazzo avrebbe anche mostrato ai collaboratori del Garante.

“Ho paura di morire” avrebbe detto. Quella di questo ragazzo egiziano ristretto presso il carcere viterbese non sarebbe una voce isolata: si parla sempre più spesso di violenze dentro Mammagialla, soprattutto verso detenuti stranieri. 

Anastasìa avrebbe richiesto anche il trasferimento del detenuto già dai primissimo giorni di Marzo, mese in cui i fatti arrivarono sulla sua scrivania. Trasferimento mai ottenuto. Il ragazzo viene trasferito in cella di isolamento soltanto la scorsa settimana, a molti mesi di distanza dall’accaduto. Neanche due ore e la vita del detenuto è finita per sempre in quella cella.  Soccorso dagli stessi agenti della Polizia Penitenziaria che sostengono di aver fatto tutto il possibile per salvarlo.

A giorni verrà effettuata l’autopsia sul corpo e la Procura viterbese indagherà sull’accaduto. Un’inchiesta che si preannuncia già complessa ed estremamente delicata. 

Sulla questione è intervenuta anche l’Unione dei sindacati di polizia penitenziaria che afferma: “Spiace dover constatare che il lavoro dei Garanti dei detenuti dia sempre motivo di perplessità sulla bontà del loro ruolo perchè le denunce che fanno risultano sempre incomplete, visto che non dialogano con la polizia penitenziaria. E’ molto facile adombrare responsabilità ma la realtà dei fatti, dimostra che l’operato degli agenti è stato encomiabile come sempre e che nessuno poteva evitare l’irreparabile con le esigue risorse a disposizione.”

Resta l’amaro in bocca per una vicenda che riporta alla mente, inevitabilmente, il nome di Stefano Cucchi, qualunque sia la verità sul fatto. Indagherà chi ne ha la competenza e la professionalità per farlo. Per adesso resta il pensiero per un ragazzo che ha pagato un prezzo forse troppo alto per una pena che era quasi giunta al capolinea.

Foto Fisioterapy Center

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