Ma che ci facciamo alla Volpara?

Ma che ci facciamo alla Volpara?

Homepage - Che ci facciamo alla Volpara? Se ne parla da decenni (addirittura dal 1971, 46 anni fa...) senza che si sia arrivati mai ad uno straccio di progetto. O meglio, di idee ne sono arrivate tante, ma realizzazioni concrete zero. Adesso l'amministrazione comunale inserisce l'area (zona Cassia sud, circa 36 ettari complessivi) in un'ipotesi di qualificazione per la creazione di una piattaforma logistica per la filiera agro-alimentare.

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Che ci facciamo alla Volpara? Se ne parla da decenni (addirittura dal 1971, 46 anni fa…) senza che si sia arrivati mai ad uno straccio di progetto. O meglio, di idee ne sono arrivate tante (l’ultima il centro fieristico dell’ex sindaco Giulio Marini: “Ma non se ne fece nulla perché non c’erano soldi”), ma realizzazioni concrete zero. Adesso l’amministrazione comunale inserisce l’area (zona Cassia sud, circa 36 ettari complessivi) in un’ipotesi di qualificazione per crearci qualcosa a carattere commerciale – direzionale: zona G3 secondo quanto prevede la legge. D’accordo, ma che cosa concretamente si può almeno ipotizzare: un parco giochi, un nuovo grande centro commerciale o altro? L’assessore al patrimonio Luisa Ciambella, in terza commissione, prende posizione in maniera chiara: “Noi pensiamo e l’amministrazione è concorde che si debba pensare ad una piattaforma logistica della filiera agro – alimentare che impegni circa il 50% della superficie. Non c’è un progetto definitivo, è chiaro, ma intendiamoci muoverci su questo versante impedendo nuove costruzioni ad uso residenziale”.

La discussione si allunga e si incancrenisce su ipotesi, più o meno realizzabili, e su (molto) futuribili realizzazioni ad opera dei privati, visto che il pubblico ha ben poco, anzi niente, da mettere nel piatto. Intanto, l’architetto Capoccioni, dirigente del settore urbanistico, chiarisce che “non c’è automatismo fra valorizzazione e variante urbanistica”. Tesi invece sostenuta dai consiglieri Santucci, Marini, Grancini  e De Dominicis. Come che sia, allo stato dell’arte c’è solo una linea di indirizzo da parte della Giunta. Gianmaria Santucci (FondAzione) scende nel concreto: “Oggi non ci sono né soldi, né un progetto, né un programma. La mia preoccupazione è che questa situazione piuttosto vaga e indefinita possa aprire le porte alla speculazione. Intanto, consiglierei di ridurre sensibilmente l’area per qualunque tipo di iniziativa: provate a fare una cosa più piccola, ma credibile e sostenibile”.

Gianluca De Dominicis (Movimento Cinquestelle) si informa sulla possibilità che in futuro si possa procedere ad una variante urbanistica e alla risposta affermativa di Capoccioni, sbotta: “Ecco, è proprio questo che si dovrebbe evitare”. Posizione che suscita la reazione del presidente della Commissione Aldo Fabbrini (Pd) che accusa il consigliere pentastellato di “populismo”. Schermaglie che aggiungono poco alla sostanza abbastanza fumosa dei lavori. In chiusura la proposta di Goffredo Taborri (Co.ri.): “Per me l’unica cosa fattibile è una cittadella dello sport, con stadio nuovo, palazzetto, piscina, campi da tennis e altro ancora. Con fondi privati, naturalmente”. Ipotesi affascinante, ma quanto tempo ci vorrà? Probabilmente altri 46 anni.

Foto Fisioterapy Center

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