Lo stemma antico dei due leoni trovato nell’Urcionio

Lo stemma antico dei due leoni trovato nell’Urcionio

Homepage - STORIE - Urcionio, fiume viterbese che per secoli ha tagliato il centro storico. Con il Ventesimo secolo vennero effettuati lavori di chiusura e oggi è praticamente scomparso dall'immaginario cittadino. E' sotto via Marconi, sotto al Sacrario. Se ne respira l'umidità solo in certe sere d'estate se si attraversa la Valle di Faul.

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STORIE – Urcionio, fiume viterbese che per secoli ha tagliato il centro storico. Con il Ventesimo secolo vennero effettuati lavori di chiusura e oggi è praticamente scomparso dall’immaginario cittadino. E’ sotto via Marconi, sotto al Sacrario. Se ne respira l’umidità solo in certe sere d’estate se si attraversa la Valle di Faul.

Eppure quel fiume, che oggi pare un fosso, quasi dimenticato è ricordato nella storia antica per le sue tremende alluvioni. Alluvioni che, nei secoli scorsi, hanno provocato la caduta di mura, di palazzi e causato tanti morti. E forse proprio in una di queste grandi piene venne travolto e portato via un edificio o una struttura muraria antica con uno stemma insolito.

La storia di questa domenica racconta del ritrovamento dello stemma dei due leoni “passanti”. Un qualcosa di molto particolare: niente palma di Ferento, due leoni in verticale, non rampanti ma passanti. Un unicum, non ne esiste un altro uguale.

Il ritrovamento

Correva la fine dell’estate del 1990 quando erano in corso i lavori di copertura dell’Urcionio nei pressi di Porta Faul. Per poter chiudere il fiume è stato necessario dragare il letto del corso d’acqua per poi creare un piano di cemento su cui posizionare il tunnel di copertura. L’escavatrice era quindi al lavoro e stava togliendo una grande quantità di terra. Ciottoli e detriti vari si erano depositati nel fondo nel corso dei secoli. L’occasione aveva attirato l’attenzione di un gruppo di soci della Pro Ferento, interessati a esaminare la fanghiglia nella speranza di rinvenire frammenti dell’insediamento etrusco di Surina. Così, per caso, è emerso da un cumulo di terra l’angolo inferiore sinistro dello stemma.

Venne pensato si trattasse di un frammento qualsiasi e invece si notò una lavorazione interessante. Si decise quindi di rimuovere con attenzione la terra, che si era quasi cementata con il blocco di peperino. Così venne fuori prima la coda del leone di sinistra, poi le zampe e infine, con lo stupore dei presenti, si rivelò l’intero stemma cittadino.

Subito vennero chiamati i vigili urbani e i carabinieri. Intervenne anche il commendatore Alberto Ciorba, presidente dell’associazione Amici dei Monumenti, che mise a disposizione uomini e mezzi. Lo stemma venne affidato al museo civico.

La testa del leone di destra rimasta sotto terra

Nell’immediato non si fece tanto caso alla mancanza della testa del leone di destra. A un certo punto qualcuno sollevò la questione, mettendo in evidenza che i segni facevano pensare che fosse stata spezzata dall’escavatrice, e venne compiuta un’accurata ricerca laddove possibile, senza alcun risultato. Quindi sotto l’Urcionio, da qualche parte fuori Porta Faul si trova ancora la testa di un leone.

I dettagli dello stemma

E’ stato ricavato in un unico blocco di peperino di 91 centimetri di altezza, 75 di larghezza e 17 di spessore. Tra i più grandi, se non il più grande tra tutti i monumenti che raffigurano a rilievo il leone cittadino. All’interno del blocco emerge lo scudo. In altorilievo sono raffigurati due leoni in posizione verticale. La posizione li vorrebbe, secondo le convenzioni tipiche, rampanti; invece i due leoni mantengono la classica posizione dello stemma di Viterbo che tutti conoscono. Sono nella cosiddetta posizione “passante”, con la testa rivolta in avanti, di prospetto, e la coda ripiegata sulla schiena a “esse”. E’ assente la lancia trifida o la palma usuale in altri stemmi. Uno stemma unico e sconosciuto. Sconosciuto anche nei secoli precedenti, perché mai compare in manoscritti e non è menzionato nei manoscritti di tanti e diversi autori di storie cittadine.

Foto Fisioterapy Center

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