L’emergenza Covid-19 e la tigre della polemica politica che si mangia chi tenta di cavalcarla

L’emergenza Covid-19 e la tigre della polemica politica che si mangia chi tenta di cavalcarla

Editoriali - EDITORIALI - Ci sono tigri e tigri. Alcune le puoi cavalcare, altre se tenti di farlo finiscono per mangiarti. Prima dell'avventurarsi nell'arte di cavalcare la tigre bisognerebbe avere l'occhio allenato per riconoscere quelle che non finiranno per farti assaggiare i denti.

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EDITORIALI – Ci sono tigri e tigri. Alcune le puoi cavalcare, altre se tenti di farlo finiscono per mangiarti. Prima dell’avventurarsi nell’arte di cavalcare la tigre bisognerebbe avere l’occhio allenato per riconoscere quelle che non finiranno per farti assaggiare i denti.

Il caso Contardo, che si è acceso in queste ore sul nostro territorio, rappresenta bene quello che intendiamo dire. Dentro la grande nuvola di polvere, morte e miseria dettata dalla pandemia Covid-19 la politica cerca di ricostruire un proprio palcoscenico. Perché la politica, quella con la p minuscola, è in grande parte messa in scena. Se non ci credete vi invitiamo ad aguzzare la vista.

Tanto quella nazionale quanto quella locale, naturalmente. Ma non tutti i tempi sono buoni per le messe in scena, per il teatrino della politica. Ogni buon oratore conosce che per parlare bene in pubblico servono le parole e il loro bell’incastro. E per costruire questa alchimia conosce l’importanza delle pause. Maestro delle pause, tra i giornalisti italiani, era Vittorio Veltroni (padre del per noi più noto Walter). Così un buon comunicatore conosce quanto sono preziosi i silenzi. 

Chi pensa che il tempo politico sia un qualcosa di piatto e sempre uguale è un ingenuo. Il tempo politico funziona per fasi, marcatamente distinte. Lo diceva già Machiavelli: per scomodarne uno che qualcosa della politica deve pure avere capito se ancora guardiamo a lui dopo più di mezzo millennio. “Il tempo dei leoni”, “il tempo delle volpi”. 

 

La polemica politica, la critica, il nemico da sventolare non funzionano sempre. Funzionavano già meno un paio di mesi fa, rispetto all’anno precedente. Oggi quella roba, comunicativamente parlando, non funziona più. Non ha presa sulla folla, non attacca sul voto d’opinione. Ergo: politicamente, nel senso più partitico del termine, non serve più a niente. Non muove un voto, per dirla in maniera scioccante. Anzi oggi quella roba lì, che fino allo scorso anno muoveva oceani, oggi ti fa perdere apprezzamento.

Oggi c’è un nemico vero. Un nemico vero che ha cancellato i nemici strumentali come potevano essere i migranti. Quando c’è un nemico vero la lezione per le opposizioni è sempre e solo una: rimanere in silenzio e farsi vedere collaborativi paga. Sbracciare ti rovina. Il caso Contardo è l’esempio locale di questa verità concettuale e valida universalmente. La storia ce lo ha insegnato in tante fasi e nelle vicessitudini di diversi Paesi del mondo. 

Sbraitare contro il Governo non porta da nessuna parte i leader di opposizione nazionali, figuriamoci in provincia. E così Contardo è finito sott’acqua per un suo post contro il Governo. Ha sbagliato il tono e questo lo ha reso indifendibile anche per i suoi, tanto che le opposizioni – in maniera strumentale anche loro – hanno capito bene che c’è il giusto clima per fare mangiare Contardo dalla tigre che ha voluto cavalcare e le hanno voluto affilare i canini con la mozione presentata. 

Così si arriva all’acqua sul fuoco dello stesso Contardo che, con un nota stampa, chiede scusa dei toni e delle parole usate. Mandare a quel paese il Governo non è mai una bella trovata, specie quando ci si trova nel cuore di una brutta tempesta e con il Paese in stato d’emergenza proclamato. Peccato che, volendo tenere il punto, finisce per commettere un’ingenuità nell’ingenuità. Continua a ribadire il concetto che il Governo non ha dato niente oltre quello che sarebbe comunque spettato ai Comuni. In buona sostanza, per cavalcare la tigre, è costretto a dire una cosa non vera. Mente sapendo di mentire? No, non possiamo dirlo anche perché come persona lo stimiamo come uomo corretto.

Purtroppo è sulla tigre e non ha consapevolezza ancora che per non farsi male sarebbe meglio scendere. Così dice il non vero in quanto i 400 milioni per fare fronte alle situazioni più disperate il Governo li ha messi di suo. A Viterbo città di questi soldi arriveranno più di 400mila euro. Per lo stesso scopo, e quindi vanno a sommarsi, la Regione Lazio ha messo per Viterbo altri 270mila euro. 700mila euro sul tavolo di Palazzo dei Priori per aiutare a fare la spesa chi non ce la fa. Soltanto se si intende cavalcare la tigre si può dire che quei soldi sono pochi. 

Sono pochi per rimettere in piedi tutto ma quelli non sono i soldi per rimettere in piedi tutto, sono per fare la spesa. Allora a chi giova, a chi serve inquinare il clima con dichiarazioni roboanti e altri numeri da teatrino della politica? A nessuno. Neanche al consenso dei partiti d’opposizione al governo, che poi nella città di Viterbo sono in maggioranza e rischiano di dare forza a un modo di fare che domattina, quando sarà il Comune a dover mettere in campo le risorse, farà pensare bene all’opposizione locale di fare le stesse sceneggiate. 

Non c’è nessuna campagna elettorale. Non è il momento del tifo politico di fazione. E’ il momento di trovare idee per la ricostruzione, di tenere il clima sereno, di fare insieme. Nessuno si salva da solo, neppure quei partiti che pensavo di trovare fortune nella gazzarra e invece si stanno consegnando in pasto alla tigre che vorrebbero cavalcare. Scenda Contardo dalla tigre se vuole salvarsi e anche le opposizioni evitino di cavalcare chiedendo la testa del vicesindaco.

In questa fase buttare giù Contardo, oltre al fatto che numericamente non è possibile, non porta a niente. E’ solo confusione su confusione quando è invece il momento di rimanere lucidi e aperti alla collaborazione intelligente.  

Foto Fisioterapy Center

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