La storia senza lieto fine di Bolt, il capriolo che ha commosso la Tuscia

La storia senza lieto fine di Bolt, il capriolo che ha commosso la Tuscia

Homepage - Investito da un'auto pirata, ha vissuto le sue ultime settimane fra chi ha cercato disperatamente di aiutarlo e l'indifferenza dei piani alti della politica

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A volte le storie più belle e piene di emozioni non hanno un finale alla loro altezza e per loro non c’è nessun “e vissero felici e contenti”. Un esempio calzante è quello di Bolt, il piccolo capriolo che un sabato sera è stato investito tra Orte e Bassano, suscitando la tenerezza e la preoccupazione di un intero paese. La nostra storia inizia a circa metà agosto, quando il capriolo spunta su una strada nel comune di Orte e viene investito da un’auto ancora ignota, che prosegue la sua corsa.

Bolt rimane ferito a una zampetta, ma per sua fortuna l’auto successiva che arriva in quella direzione è guidata da una coppia di Orte più propensa all’aiuto. I due scendono e verificano le condizioni dell’animale, visibilmente spaventato dall’accaduto, ma che non ce la fa a correre via: ha una zampa rotta. Subito vengono allertati i soccorsi e i carabinieri, ma anche qualcun altro sta per arriva sul posto: i cacciatori.

Ben presto, infatti, alcuni cacciatori – forse chiamati da qualche amico che passando di lì ha visto l’animale ferito – arrivano sul posto. Nel frattempo la coppia è riuscita a far calmare il capriolo e a coprirlo con una coperta, non senza difficoltà o resistenza da parte dell’animale. I cacciatori cercano di convincere la coppia che ormai non c’è nulla da fare, il capriolo è ferito troppo gravemente e di lì a poco morirà per l’emorragia interna. La ragazza, avvinghiata all’animale, fa notare che il problema è solo una zampa rotta e che nella bocca non c’è traccia di sangue.

Dopo poco sul posto arrivano i carabinieri, che allertano anche un veterinario locale, che arriva a prendersi cura dell’animale. Bolt sopravviverà alla notte, ha solo una zampa rotta. Il mattino seguente, poi, la situazione viene presa di petto dal sindaco di Orte, Angelo Giuliani, noto amante degli animali, che insieme all’assessore all’agricoltura Daniele Proietti, cercano una soluzione per il capriolo ferito e per farlo ristabilire.

La Provincia, che nel frattempo ha perso le competenze per casi come questo, rispedisce la palla al mittente e anche la Regione non può occuparsi di lui. Tutto rimane in mano a Orte, che deve trovare un modo di muoversi. Abbandonati dai piani alti, quelli del Comune di Orte decidono di muoversi da soli e si affidano a un gruppo di volontari. L’animale viene trasferito alla Croce Azzurra di Viterbo, che dopo una lastra alla zampa esclude danni irreversibili. Dopo l’ingessatura Bolt viene trasferito in un luogo “segreto” per il completo recupero.

Una favola bellissima quella del capriolo Bolt, che ha commosso gli abitanti di Orte e suscitato l’interesse di tantissimi animalisti in tutta la provincia. Peccato che la storia non finisca qui. L’animale, infatti, viene affidato alle cure di un veterinario che, a detta dei volontari che si sono occupati del capriolo inizialmente, fa visite sporadiche e poco minuziose. In breve tempo la ferita alla zampa si infetta e quando si decide di agire è già troppo tardi. Al capriolo viene amputata la zampa all’altezza della spalla e viene rinchiuso in una gabbia minuscola per non farlo agitare troppo.

Una volta scoperto l’accaduto, gli animalisti volontari esigono la rimozione di quella che definiscono una “prigione” e sporgono denuncia ai carabinieri. Gli animalisti cercano un nuovo rifugio per il capriolo, in modo che possa guarire dagli ulteriori traumi, ma ormai è troppo tardi, Bolt muore poco dopo l’amputazione per un infarto. Alla fine, dopo mesi di sofferenze e corse contro il tempo, hanno avuto ragione i cacciatori.

Foto Fisioterapy Center

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