“Pesata” Pd – Fioroni vince a Viterbo, Panunzi-Egidi la spuntano in provincia

“Pesata” Pd – Fioroni vince a Viterbo, Panunzi-Egidi la spuntano in provincia

Editoriali - Tutti si chiedevano come sarebbe andata la "pesata" interna al Partito Democratico. I voti per le europee ci danno la radiografia dell'ultimo braccio di ferro tra correnti. Avrà ripercussioni anche sull'amministrazione del capoluogo?

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appia-genioOgni votazione è occasione di “pesata” tra le diverse anime dei partiti. Per chi, come il Partito Democratico, è, tra primarie ed elezioni classiche, sempre sottoposto allo stress dell’urna, il rischio è che la “bilancia” diventi una sorta di malattia psicologica. C’è da riconoscere che il PD ha saputo diventare anche in terra di Tuscia il principale protagonista della scena politica. Anche in quel capoluogo che un errore di memoria (se ne dimentica troppo spesso il passato democristiano) ha fatto dipingere per troppi anni come città di centrodestra.

 

E mentre Matteo Renzi tira, conquistando simboli sbarrati a più non posso, i pilastri locali del partito si contano tra loro attraverso lo strumento delle preferenze. Chi ha vinto? Su tutto il territorio provinciale si piazza primo Goffredo Bettini, con 6914 preferenze. Su di lui aveva puntato Enrico Panunzi, consigliere regionale dei democrat. Il tutto in alleanza con la componente degli “sposettiani” (oggi Egidi-Mazzoli). Avevano anche un secondo “cavallo”: Roberto Gualtieri; 5431 voti. Fioroni si è piazzato nel mezzo con i 6734 voti per il suo Enrico Gasbarra. Più sotto i candidati di area “renziana” come Nicola Danti (2230) e David Sassoli (3277).

 

Veniamo al capoluogo. Su Viterbo è Fioroni che fa la parte del leone. Totalizza, con Gasbarra, ben 1793 preferenze. Si piazzano secondo e terzo, rispettivamente, Sassoli (845) e Danti (765). Quarto posto per Bettini (631) e Gualtieri quinto con 631 preferenze.

 

Per il leone di Canepina Panunzi la città dei papi rimane territorio di difficile sfondamento. Neanche l’asse con gli “sposettiani” riesce a creare una breccia sul consenso “fioroniano”. Di contro, il vantaggio sul capoluogo, territorio numericamente pesante, permette ai popolari di arrivare secondi a un paio di cento voti rispetto alla corrente “panunziana-egidiana”.

 

 

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