La pentola a pressione della questione razzismo. Volano parole grosse contro Ciambella e Minchella, una lettrice de La Fune invita al buon senso e invia un vademecum per gli utenti dei social

La pentola a pressione della questione razzismo. Volano parole grosse contro Ciambella e Minchella, una lettrice de La Fune invita al buon senso e invia un vademecum per gli utenti dei social

Homepage - La questione "razzismo" è tema caldo, bollente. Intorno c'è una tifoseria da stadio da spavento. Ci si mischiano dentro le ragioni della politica, dei partiti, dell'ideologia, dell'opportunismo. Un vaso di Pandora complicato e il dibattito così infiammato è il peggio terreno su cui costruire soluzioni reali a problemi reali. Non aiutano i social, trasformati in campi di scontro. Spesso con la disposizione mentale del "faremo a fassela". 

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La questione “razzismo” è tema caldo, bollente. Intorno c’è una tifoseria da stadio da spavento. Ci si mischiano dentro le ragioni della politica, dei partiti, dell’ideologia, dell’opportunismo. Un vaso di Pandora complicato e il dibattito così infiammato è il peggio terreno su cui costruire soluzioni reali a problemi reali. Non aiutano i social, trasformati in campi di scontro. Spesso con la disposizione mentale del “faremo a fassela”. 

Insulti, gente che getta discredito, attacchi alla persona. Un vero delirio. Tanti non ragionano, parecchi vomitano parole e parlano con se stessi per confermarsi nella propria verità. L’unica vera e incorruttibile. Quella da difendere e in nome della quale “abbattere” i nemici. A colpi di tastiera per fortuna. In tutto questo scrive a La Fune una donna. Intelligente come spesso solo le donne sanno essere, capace di una sensibilità giusta.

Scrive per invitare alla civiltà. Chiede ad Arena di intervenire perché nel tritacarne sono finite anche due consiglieri comunali del Pd: Luisa Ciambella e Martina Minchella. Di seguito la lettera e un vademecum sui comportamenti da tenere sui social. Speriamo qualcuno lo legga ancora prima di partire di testa. 

 

 

Ho letto su Facebook, sulle maggiori testate giornalistiche viterbesi on line, i commenti all’iniziativa #bastarazzismo portata avanti dal Partito Democratico cittadino. Non entro assolutamente nel merito dell’iniziativa né nella diatriba politica e partitica locale e nazionale.

Sono però rimasta profondamente colpita dalla violenza e dalla volgarità dei post a commento. Credo che il sindaco, in quanto soggetto istituzionale, abbia il dovere di intervenire invitando a un confronto pacifico e civile. Credo sia opportuno ricordare che possono essere giudicate le idee e i comportamenti ma non le persone.

Credo che tutte le assessori donne (e sono tante) debbano intervenire perché le protagoniste della vicenda sono state insultate personalmente, nel loro aspetto fisico, nella loro possibilità di svolgere attività lavorativa in quanto donne. Questa è violenza sulle donne e non c’entra il razzismo ma la necessità di operare concretamente contro la violenza, contro la violenza di genere e contro il bullismo che sembra dilagare più fra gli adulti che fra i ragazzi.

Questo è il manifesto della comunicazione non ostile (ParoleOstili), forse sarebbe opportuno impararlo…

1. Virtuale è reale. Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
2. Si è ciò che si comunica. Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3. Le parole danno forma al pensiero. Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare. Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5. Le parole sono un ponte. Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6. Le parole hanno conseguenze. So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
7. Condividere è una responsabilità. Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9. Gli insulti non sono argomenti. Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10. Anche il silenzio comunica. Quando la scelta migliore è tacere, taccio.

Foto Fisioterapy Center

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