La civiltà di Rinaldone, vivevano in zona Zepponami 3mila anni fa ed erano alti due metri

La civiltà di Rinaldone, vivevano in zona Zepponami 3mila anni fa ed erano alti due metri

Primo Piano - Il cammino de La Fune e di Aliante della Tuscia ci porta oggi tra le campagne di Zepponami, in un sito archeologico che in pochi conoscono e che venne riportato alla luce agli inizi del Novecento.

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Il cammino de La Fune e di Aliante della Tuscia ci porta oggi tra le campagne di Zepponami, in un sito archeologico che in pochi conoscono e che venne riportato alla luce agli inizi del Novecento.

 

di Alessandro Gatti

Molto è stato scritto circa la discendenza mitica del popolo etrusco. La leggenda li vuole figli del mito e discendenti diretti degli dei. Quello che fu prima di loro solo alla coscienza del mistero è dato sapere.

Il confine tra mito e storia si scorge nel momento in cui l’indagine esplora senza timori i meandri della conoscenza. L’esistenza della civiltà di Rinaldone appartiene alla storia, sebbene quello che rappresentò possa essere ricondotto alla fantasia del mito. Una delle più antiche culture d’Europa, sorta ai piedi del lago di Bolsena, quando nel Regno d’Egitto dominava la IV dinastia, a cavallo tra Neolitico ed Eneolitico, altrimenti detta Età del Bronzo.

Siamo agli inizi del XX secolo, epoca in cui, tra una guerra e l’altra, tra un intrigo internazionale e l’altro, il terreno dell’archeologia ancora dava da mangiare a chi ne percorreva i sentieri. Tombaroli, esploratori, scrittori e storici dominavano la scena al posto di ingegneri, manager, esperti di finanza, programmatori e contabili. In quel periodo di fascino e guerra venne scoperta nella zona di Zepponami, frazione di Montefiascone, una necropoli dalla straordinaria bellezza.

Ci immergiamo in quello scenario degno di Indiana Jones per scoprire tombe a fossa e a grotta ricoperte da lastre in tufo. Una civiltà risalente al III millennio avanti Cristo che già praticava riti funebri e si dedicava all’artigianato e alla pittura artistica. Si pensa siano stati loro gli inventori delle tecniche di decorazione applicate con cordoni, oppure a traslucido; tecnica, quest’ultima, consistente nella levigatura di piccole aree specifiche prima della cottura.

Mentre di lì a poco l’Italia e l’Europa intera sarebbero state impegnate a muoversi guerra per definire le proprie ragioni identitarie e territoriali, l’archeologo Pernier, nelle campagne di Montefiascone vicino al sito di Ferento, rinvenne delle tombe intatte. Queste sono ora conservate nel museo nazionale storico-etnografico Luigi Pigorini a Roma.

La denominazione “Cultura di Rinaldone” venne introdotta grazie agli studi dell’archeologa Paola Lavriosa Zambrotti, e la docente dell’Università di Milano, Nuccia Catacchio Negroni, si occupò dei Rinaldoniani definendoli come un gruppo di individui ben organizzati dal punto di vista sociale e comunitario.

Questo lo si evince dalla prossimità dei siti archeologici rinvenuti, i quali mostrerebbero l’abitudine a vivere in gruppi molto stretti e a condividere le faccende della quotidianità alla maniera di una civiltà moderna e progredita.

I reperti rinvenuti riguardano tombe e oggetti di uso giornaliero, denotano una abitudine al nomadismo, ma sempre gestito da gruppi organizzati. Non sembra praticassero l’agricoltura, ma piuttosto la caccia e la raccolta avvalendosi dei fitti boschi della Tuscia di allora.

Secondo lo studioso Giovanni Feo i Rinaldoniani furono una civiltà antecedente a quella preistorica, che anticipò e precorse molte delle scoperte attribuite ai popoli che li seguirono. Quanto quest’ultimi ripresero dai Rinaldoniani, almeno nelle zone dell’Etruria, non è dato sapere con assoluta certezza. Quello che, a detta del Feo, è certo, è che nella civiltà di Rinaldone comandavano le donne e che vi era una statura media di oltre due metri.

Un popolo dalle doti straordinarie, dunque, sia per prestanza fisica che per approccio alla vita organizzativa e alle arti di mestiere. Per qualche motivo inspiegato la civiltà umana sembra sempre di più aver toccato un picco epico di sviluppo ed esser poi retrocessa. Che queste tesi siano in parte sbagliate, o si fondino su testimonianze incomplete e insufficienti, è sicuramente vero. Quello che però affascina i curiosi e gli storici è che, ancora una volta, il filo del mistero che collega la realtà alla fantasia, sembra volerci condurre alla scoperta della civiltà di Atlantide.

Foto Fisioterapy Center

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