La civiltà del Rinaldone venne alla luce mentre si piantava un vigneto, ecco la storia

La civiltà del Rinaldone venne alla luce mentre si piantava un vigneto, ecco la storia

Homepage - STORIE - La necropoli di Rinaldone venne scoperta casualmente all’inizio del 1903,in seguito allo scavo di trincee per l’impianto di un vigneto. Il sepolcreto,situato nel fondo allora di proprietà dei fratelli Merlo, prende il nome dalla località di Rinaldone, posta non lontano della frazione Zepponami, nel comune di Montefiascone.

ADimensione Font+- Stampa

STORIE – La necropoli di Rinaldone venne scoperta casualmente all’inizio del 1903,in seguito allo scavo di trincee per l’impianto di un vigneto. Il sepolcreto,situato nel fondo allora di proprietà dei fratelli Merlo, prende il nome dalla località di Rinaldone, posta non lontano della frazione Zepponami, nel comune di Montefiascone.

Il racconto di questa antica civiltà, presentato in queste ore da Alessandro Gatti – all’interno della rubrica del lunedì nata dalla collaborazione tra Aliante della Tuscia e La Fune  (leggi qui) – ha destato molto interesse. Abbiamo quindi deciso di recuperare la storia di questi scavi, fornendo maggiori dettagli. E’ stato fondamentale un lavoro realizzato nel 2006 dallo studioso Andrea Dolfini.

 

LEGGI LA VERSIONE INTEGRALE DELLO STUDIO DI DOLFINI

 

Il principale nucleo di tombe sorge sul versante sud-occidentale di un ampio costone tufaceo che digrada dal Montisola in direzione sud-est, delimitato a mezzogiorno dal corso del rio Vagge. Le tombe si rinvennero all’interno della vigna posta nelle immediate adiacenze della casa colonica dei fratelli Merlo, a una quota approssimativa di 390 metri sul livello del mare.

Le prime tre sepolture furono oggetto di scavi non sistematici a opera dei proprietari del fondo, nei primi mesi del 1903. I corredi, che vennero tenuti distinti, pervennero al signor Riccardo Mancini di Orvieto, un appassionato di antichità e commerciante in reperti archeologici che li vendette al Museo Preistorico di Roma, allora diretto da Luigi Pigorini. Una volta giunti a Roma, i reperti vennero esaminati da Colini, che ne diede tempestivamente notizia alla comunità scientifica per mezzo dell’organo d’informazione dello stesso Museo Preistorico, il Bullettino di Paletnologia Italiana.

Accertata la consistenza e l’importanza del deposito archeologico, gli scavi continuarono l’anno successivo sotto la direzione di Luigi Pernier, portando alla scoperta di cinque nuove tombe. In tale circostanza il Mancini eseguì un primo rilievo del sepolcreto, in cui indicò non soltanto le tombe di nuova scoperta, ma anche quelle individuate l’anno precedente, per un totale di otto sepolture. Terminata la campagna di scavo L.Pernier provvide all’edizione, ancora sul Bullettino diPaletnologia Italiana, dei dati di scavo, della planimetria della necropoli e di parte dei materiali dei corredi tombali.

Tutte le notizie fino a oggi disponibili sulla necropoli di Rinaldone si arrestano al 1905, anno di pubblicazione del secondo e ultimo rapporto di scavo. Le indagini effettuate negli archivi del Museo Archeologico di Firenze hanno permesso di appurare che gli scavi sistematici nel sepolcreto si protrassero ben oltre quella data, con tre campagne svolte negli anni 1906, 1908 e 1911,che portarono alla scoperta di cinque nuove tombe nei pressi di quelle già note, portando a 13 il numero complessivo delle tombe del nucleo principale della necropoli.

Un secondo nucleo, composto da sole tre tombe, venne alla luce a non molta distanza da quello principale, nella località di Lisandrone. Portando quindi a sedici le sepolture ritrovate.

Foto Fisioterapy Center

Jooble La Fune