“La casa dell’amore” e la città della rabbia

“La casa dell’amore” e la città della rabbia

Editoriali - La notizia del giorno è che il comune di Viterbo è "la casa dell'amore". A renderlo noto un consigliere comunale. Fatto interessante, la notizia più grande degli ultimi cinquanta anni di storia viterbese.

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Schermata 2014-11-26 a 14.20.26L’amore contro la rabbia, anche a Viterbo. E in queste ore apprendiamo che proprio nel capoluogo della Tuscia c’è “la casa dell’amore”. Di cosa stiamo parlando? Vi diamo un indizio: “non è un bancomat”. Avete capito bene “la casa dell’amore di Viterbo” è esattamente il Comune di Viterbo.

Concetto non espresso dallo scrivente e neanche da questo giornale, ma che agli occhi di questo giornale e anche dello scrivente e soprattutto del collega dello scrivente è apparso nella sua enormità rivoluzionaria. Il concetto è stato formulato dal consigliere di maggioranza Daniela Bizzarri, che in un post facebook scrive dritto per dritto: “Il mio amico consigliere Troili, girando per gli uffici comunali, ha considerato il Comune come la casa dell’amore. Ci lavorano intere famiglie fino al terzo grado! Anche questa sarà colpa di Michelini?”.

Un missile che neanche Diego Armando Maradona, nei tempi d’oro del Bipe De Oro. Un consigliere comunale che tocca un tasto delicato. E che a questo punto ci spinge a cercare di capire. Chi lavora negli uffici comunali, e per estensione vogliamo metterci anche le partecipate del Comune di Viterbo (presenti e remote)? Perché un consigliere comunale sostiene una cosa del genere? Ci sono veramente intere famiglie, con parenti fino al terzo grado, che hanno trovato riparo dalla crisi economica e dalle difficoltà del lavoro all’ombra del palazzo? E perché sono stati selezionati proprio loro?

Vincintori di concorso? Chiamate ad personam? La classe politica viterbese non può ignorare queste domande. Non può e non deve, perché da buoni amministratori del condominio di Palazzo dei Priori devono rendere conto ai proprietari di questa città. Insomma devono rendere conto a quella madre che vede suo figlio di 40 anni ancora nella cameretta, con appeso quell’odioso poster dei Duran Duran. Un figlio poco fortunato, forse, che non è riuscito a trovare riparo sotto il tetto del palazzo pubblico.

Devono rendere conto a quella famiglia senza reddito, se è vero che ci sono famiglie intere che percepiscono più redditi dal fatto fortuito di essere stati accolti negli uffici che forniscono di servizi il Comune di Viterbo.

Chi sarà quel consigliere, di maggioranza o opposizione, a scoperchiare quello che potrebbe essere un vero e proprio vaso di Pandora? Chi sarà a chiedere una commissione conoscitiva per verificare chi lavora negli uffici e nelle società del comune? Ci auguriamo lo facciano tutti, significherebbe che sanno amministrare bene. Voi affidereste mai la vostra azienda a qualcuno che se ne frega di capire chi lavora per l’azienda stessa che amministra? E gli affidereste la gestione di un bene comune? Pazzi.

 

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